Il Comune di Castellammare del Golfo ricorderà la figura di Paolo Ficalora a 26 anni dall’omicidio che ricorrerà il prossimo venerdì 28 febbraio. La celebrazione si terrà nella via che nel 2004 è stata intitolata al capitano di lungo corso della Marina in pensione, che venne ucciso nel 1992 davanti alla moglie Vita D’Angelo in un agguato mafioso. Il sanguinario boss di San Giuseppe Jato Giovanni Brusca rivelò che i Corleonesi lo punirono per aver ospitato nel suo villaggio turistico il pentito Salvatore Contorno, ignaro della vera identità del cliente, tornato in Sicilia per vendetta. Paolo Ficalora era un capitano di mercantili. A 59 anni fu ucciso nel villaggio turistico che gestiva a Guidaloca. Ficalora è stato riconosciuto vittima di mafia solo 10 anni dopo la sua morte: ucciso perché disse no alle pressioni della mafia che voleva sottrargli il residence. A ventisei anni dall’omicidio di Paolo Ficalora l’amministrazione comunale ha previsto un ricordo proprio nella via Capitano Paolo Ficalora: la deposizione di una corona di fiori, il saluto delle autorità e il ricordo dei familiari del capitano Paolo Ficalora. “Occorre non dimenticare chi ha percorso la via della legalità senza tentennamenti, anche a costo della vita – affermano il sindaco Nicola Rizzo e l’assessore alla Legalità Giacomo Frazzitta -. Il capitano Paolo Ficalora, così come altri nostri concittadini illustri uccisi per mano mafiosa, è un esempio di integrità morale e coraggio che deve essere conosciuto dalle nuove generazioni. Il ricordo di chi non accetta imposizioni della criminalità organizzata e traccia un cammino di vita libero dalla violenza, trasforma la memoria individuale in collettiva per rendere sempre più concreta, memoria su memoria, la costruzione di una diversa coscienza civica, di una società libera dalle mafie”. Ficalora venne assassinato, con diversi colpi di arma da fuoco, proprio davanti a quel residence in cui aveva dato ospitalità al pentito, dal mafioso castellammarese Gioacchino Calabrò. Nel 2002, la vedova Ficalora, che per anni si era battuta per ottenere giustizia per la morte del marito subisce anche un’intimidazione: su un tavolo della sua abitazione trova un mazzo di fiori e alcuni proiettili. La Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna all’ergastolo per Calabrò, emessa in primo grado e condannato a dodici anni di reclusione con il rito abbreviato Giovanni Brusca. La sentenza ha trovato conferma definitiva in Cassazione nel 2004. Al capitano Paolo Ficalora sono state intitolate quattro borse di studio.