Castellammare del Golfo, a giudizio ex sindaco Coppola, funzionari e privati: presunti intrecci di atti illegittimi

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Tutti rinviati a giudizio in 7 tra ex sindaco, dirigenti del Comune e privati, finiti nel maggio dello scorso anno sotto indagine nell’ambito di un’inchiesta nata da un impianto di carburanti non in regola (nella foto) ma autorizzato con tanto di concessioni da parte degli uffici. A finire a giudizio l’ex sindaco Nicola Coppola, che oggi ricopre la carica di consigliere comunale, e con lui altri quattro tra funzionari e dirigenti del municipio: Giacomo Gervasi, Alberto Di Stefano, Marcello Ancona e Roberto Alonzo.

Per loro l’accusa è a vario titolo abuso d’ufficio, in concorso e continuato. Figurano poi Silvana Paradiso, amministratore unico della ditta di gestione dell’impianto carburanti, e Salvatore Balistreri, in qualità di progettista dello stesso deposito, accusati di abuso edilizio in concorso e falsità ideologica. Tutti hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato ad eccezione di Di Stefano che non ha avanzato alcuna richiesta in tal senso e quindi affronterà il rito ordinario.

I loro nomi finirono in un’operazione portata avanti dalla Compagnia dei carabinieri di Alcamo, guidata da Giulio Pisani, da dove vennero fuori diverse vicende, le une intrecciate alle altre. Questo filone d’indagine è considerato la naturale prosecuzione dell’operazione antimafia che nel marzo del 2016 portò in carcere il boss di Castellammare, Mariano Saracino, ed altri presunti fiancheggiatori.

L’indagine ha continuato a svilupparsi prendendo le mosse dal famoso deposito di carburante di contrada Crociferi che, secondo gli inquirenti nel 2016 era riconducibile alla mafia castellammarese, anche se un mese dopo l’operazione furono tolti i sigilli alla struttura e il provvedimento non fu impugnato. Scavando a fondo i carabinieri si sarebbero resi conto che all’interno del Comune vi sarebbe stata da parte dell’allora sindaco Coppola la nomina a comandante della polizia municipale di Giacomo Gervasi, già responsabile del Suap, ruolo che non avrebbe potuto ricoprire sulla base del profilo professionale.

Incarico che durò pochissimi giorni perchè stoppato dalla segreteria generale del Comune e poi revocato dallo stesso sindaco. I carabinieri sono arrivati a Gervasi e a questa nomina dirigenziale perchè hanno puntato la loro attenzione proprio sul Suap, il quale a sua volta ha rilasciato le contestate autorizzazioni edilizie per la realizzazione del deposito di carburanti.

Per avere a vario titolo rilasciato pareri e concessioni ritenute “non regolari” sono stati raggiunti dall’indagine lo stesso Gervasi ed ancora Di Stefano, Ancona e Alonzo. Per i sei imputati in abbreviato la sentenza sarà emessa il prossimo 27 novembre.