Cardiologia, personale medico al lumicino. Castellammarese va altrove

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Da circa un anno non vanno in ferie e hanno limitato al massimo le ore di riposo rispettando soltanto quelle previste dalle normative europee. Sono i quattro cardiologi in servizio all’Unità Operativa Semplice del San Vito e Santo Spirito di Alcamo. Spesso la notte hanno la reperibilità o sono di guardia attiva eppure, l’indomani, si presentano sul posto di lavoro per portare avanti un reparto che, in caso contrario, andrebbe verso un destino certo: la chiusura. Finora l’ASP, con l’invio di cardiologi da altri ospedali, ha garantito la presenza dello specialista per 8/10 notti al mese.

Per il resto i 4 medici in servizio nel nosocomio alcamese fanno i salti mortali per evitare disagi e soprattutto per scongiurare l’irreparabile. Con grande spirito di sacrificio il responsabile del reparto, il cardiologo Gaspare Ferrantelli, è riuscito a varare i necessari turni di ferie ma a settembre la situazione potrebbe peggiorare perché un cardiologo del San Vito e Santo Spirito ha ottenuto il trasferimento all’ASP di Palermo.

C’è carenza di personale medico e coloro che hanno vinto il concorso bandito dall’azienda trapanese hanno preferito scegliere altre sedi, anche chi, vivendo a Castellamare del Golfo, potrebbe lavorare a pochi chilometri da casa.  Recentemente la commissiona sanità dell’ARS ha tenuto sul problema un’audizione alla quale ha preso parte anche il sindaco di Alcamo, Domenico Surdi. Nessuno è rimasto soddisfatto da quanto venuto fuori in quella sede, nemmeno il sindacato Nursind e nemmeno il comitato civico Alcamo 32.

Ieri, il primo cittadino castellammarese, Nicola Rizzo, ha diramato una nota in cui ha espresso forte preoccupazione per la carenza di personale in cardiologia, dove – ha scritto Rizzo – nelle ore notturne è presente solo un servizio sanitario di reperibilità cardiologica.  Risulta di difficile comprensione – ha aggiunto – il perché della presenza di cardiologi per alcune giornate ed alcune ore e non a copertura totale del servizio. Occorre sensibilizzare anche la prefettura – ha concluso Nicola Rizzo – affinché venga garantito il diritto alla salute a i cittadini che non possono essere penalizzati con il venir meno di servizi sanitari essenziali”.