I carabinieri hanno scoperto il nuovo capomafia di Borgetto. Si tratta di Antonino Giambrone secondo un’indagine partita nel 2012. All’alba di oggi sono scattate 9 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Palermo, su richiesta della Procura distrettuale, nei confronti degli esponenti della famiglia mafiosa locale ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Tutto ruoterebbe attorno ad Antonino Giambrone ed ai suoi due fratelli Tommaso e Francesco: “Gli elementi acquisiti – sottolineano gli inquirenti – hanno evidenziato da subito il ruolo di comando assunto da Antonino Giambrone, rivelando le dinamiche associative dell’organizzazione criminale”. Viene fuori il quadro di una faida all’interno delle famiglie mafiose di Borgetto: da una parte i Giambrone e dall’altra i Salto. Tutto inizia con uno scontro tra le due cosche culminato con l’omicidio di Antonino Giambrone (omonimo di quello che oggi viene definito il nuovo boss), classe ’71, fatto fuori proprio dai Salto. Nel 2013, uscito dal carcere, Nicolò Salto torna a riaffermarsi come leader del mandamento a Borgetto e la sua posizione si rafforza quando poco dopo viene arrestato proprio Antonino Giambrone. Il padre di quest’ultimo, Giuseppe Giambrone, viene avvicinato proprio da Nicolò in corso Roma e durante un incontro viene rassicurato sul fatto che il figlio non verrà lasciato da solo. Un incontro che segna la pace tra i due e una vera e propria affiliazione. I Salto quindi trovano nei Giambrone una nuova potente spalla per la raccolta dei proventi delle estorsioni. Il sostegno logistico è fornito invece da Antonino Frisina, autista del boss Nicolò Salto. Le attività tecniche hanno altresì consentito di documentare l’interesse della compagine mafiosa a condizionare le scelte amministrative del Comune di Borgetto, con particolare riguardo all’esecuzione di alcuni lavori pubblici. Con loro a finire dietre le sbarre Francesco e Salvatore Petruso e Giuseppe Toia. In questo contesto è stata anche documentata la condotta di Pino Maniaci, il titolare dell’emittente televisiva accusato di avere estorto soldi e assunzioni ai sindaci di Partinico e Borgetto in cambio di una linea giornalistica morbida nel suo tg su Tele Jato. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, che si terrà in tarda mattinata presso la Procura della Repubblica di Palermo.