Borgetto: confisca al boss D’Arrigo

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Sigilli definitivi a parte dei beni del boss di Borgetto Leonardo D’Arrigo, 80 anni. I carabinieri della Compagnia di Partinico hanno dato esecuzione, per conto dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, al provvedimento definitivo di confisca, emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, nei riguardi dell’esponente di spicco della sanguinosa cosca del partinicese, 80 anni, già oggetto di operazioni di polizia giudiziaria. Il decreto è scaturito dalle risultanze investigative raccolte dai Carabinieri, nonché dagli accertamenti patrimoniali svolti nell’anno 2001. L’attività investigativa ha consentito di dimostrare come D’Arrigo, già titolare dell’impresa Selmi srl operante nel settore del calcestruzzo e condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, avesse fornito la propria disponibilità economico-imprenditoriale a “Cosa Nostra” nella gestione e manipolazione degli appalti pubblici. Sulla base delle risultanze investigative conseguite, sono stati confiscati definitivamente beni per un valore di 150 mila euro: una unità immobiliare a Borgetto in contrada  da San Carlo, e due fondi rustici, uno in contrada Cozzo di Vite a Montelepre e un altro a Monreale in contrada Mirto La Fiera. “Il provvedimento – sottolineano dalla Compagnia di Partinico – va ulteriormente ad indebolire economicamente il sodalizio mafioso di uno dei mandamenti storicamente più ricchi della provincia palermitana”. Leonardo D’Arrigo venne arrestato, insieme ad altre persone, nell’ambito dell’operazione antimafia Carthago che aveva consentito agli inquirenti di individuare presunti vertici ed affiliati alla cosca di Borgetto. Da questa inchiesta scaturì proprio che D’Arrigo era in grado di controllare davvero moltissime appalti nella sua zona. L’anziano boss borgettano era riuscito ad aggiudicarsi, attraverso le imprese del suo gruppo, i lavori assegnati dall’Università per la realizzazione di impianti sportivi all’interno del Parco d’Orleans ma anche quelli aggiudicati nel ’98 dal Comune di Palermo per “opere di pronto intervento e manutenzione degli edifici scolastici” di alcune scuole medie. Per ognuno di questi lavori, bisognava “soddisfare” la famiglia competente per territorio. Da sempre ritenuto uomo vicino all’ala stragista dei sanguinari fratelli Vitale di Partinico, D’Arrigo faceva parte di un sistema ben oleato che permetteva alla cosca di accaparrarsi tutti i gradi appalti. Gli inquirenti scoprirono infatti che il sistema di accaparramento delle opere pubbliche non è mai cambiato in modo da precludere l’aggiudicazione agli imprenditori che non fanno parte dell’entourage mafioso. I metodi posti in essere sono stati i più svariati: mettersi d’accordo sul ribasso dell’offerta, non presentare volontariamente alcuni documenti così da orientare la scelta, manomettere le buste con la compiacenza di tecnici e amministratori comunali. E la forza di intimidazione era tale, hanno fanno notare da passate inchieste gli investigatori del Ros, che mai nessuna ditta esclusa ha opposto ricorso.

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