Artemisia, dibattimento nel vivo. Lo Sciuto perno dell’inchiesta, tanti imputati eccellenti

0
153

E’ entrato nel vivo del dibattimento il processo “Artemisia”, scaturito dagli arresti quasi tutti eccellenti, del marzo 2019 che avevano portato alla luce l’esistenza di una super-loggia massonica a Castelvetrano. Una loggia definita anomala dai pm di Trapani. Niente rituali classici, ma grande operatività e forti influenze presso le istituzioni.  Il principale imputato è Giovanni Lo Sciuto, medico castelvetranese, ex deputato all’Assemblea regionale siciliana ed ex membro della Commissione parlamentare antimafia della stessa ARS, accusato di essere promotore e socio occulto della loggia nonché ai vertici dell’associazione che gestiva le attività sviluppando una fitta rete di conoscenze nei settori della politica, delle forze dell’ordine, dei professionisti, dell’imprenditoria e della dirigenza pubblica. Lo Sciuto, assieme ad altri, avrebbe violato, secondo l’accusa, la Legge Anselmi contro le interferenze all’esercizio delle funzioni di organi costituzionali e amministrazioni pubbliche, insieme al suo braccio destro e segretario personale Giuseppe Berlino (ex consigliere comunale castelvetranese), Felice Errante (ex sindaco di Castelvetrano), Luciano Perricone (ex consigliere comunale e già candidato a sindaco prima del blitz. Il processo è stato più volte rimandato a causa di un’iniziale incompetenza territoriale fatta rilevare da alcuni avvocati difensori ed inizialmente accolta dal Tribunale del Riesame.

Quest’ultimo aveva riconosciuto che il reato principale, un accordo tra Lo Sciuto e un suo “portavoti” per la falsa assunzione della moglie in cambio del sostegno elettorale, fosse stato commesso a Palermo, sostenendo così l’incompetenza della magistratura trapanese. Ma, dopo i ricorsi, la Cassazione aveva riportato l’indagine alla Procura di Trapani. Artemisia è un’indagine che parla di massoneria, di politica e di affari. Ma soprattutto di come la politica venisse usata per scopi personali e come usasse pure a formazione professionale, dove era di casa un altro imputato dell’inchiesta, Paolo Genco, direttore dell’ANFE. Oltre alla formazione, c’erano le invalidità (non sempre dovute) al fine di ottenere le relative pensioni. Un sistema per raggirare l’Inps, in accordo con l’alcamese Rosario Orlando, responsabile del centro medico dell’istituto fino al maggio 2016 e poi medico rappresentante di categoria presso le commissioni di invalidità civile.

Orlando avrebbe fatto approvare le pratiche delle persone segnalate da Lo Sciuto, in cambio di favori personali e posti di lavoro per amici e parenti. Un cerchio fatto anche di medici e altre figure professionali compiacenti, che avrebbero aggiustato l’esito delle visite da presentare alla commissione. Lo stesso Lo Sciuto, intercettato al telefono, avrebbe detto “cinquanta “prestazioni” di Orlando sono quasi mille voti”.