Pene notevolmente ridotte rispetto alle richieste avanzate dai pm nell’ambito del processo per voto di scambio alle scorse elezioni amministrative del 2012 ad Alcamo. Per tutti e 7 gli imputati cade l’accusa di “associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio” mentre resta in piedi la sola accusa di “voto di scambio”. Condannati a 8 mesi ciascuno, con la richiesta di rito abbreviato, l’ex senatore Nino Papania (nella foto) e il suo braccio destro Massimiliano Ciccia: “Rispetto la sentenza – ha commentato Papania – ma continuo a sostenere la mia estraneità ai fatti. Sono sereno”. Il suo legale, l’avvocato Vincenzo Catanzaro, ha già preannunciato che presenterà appello. Condannati a pene comprese tra i 4 e gli 8 mesi gli altri imputati Giuseppe Bambina, Giuseppe Galbo e Filippo Renda, i quali avevano anche loro fatto ricorso al rito abbreviato. Per tutti è stata applicata la condizionale alla pena. Ad avere scelto invece il rito ordinario sono stati il consigliere comunale Antonio Nicolosi e Giuseppe Milana, entrambi rinviati a giudizio. Inoltre è stato riconosciuto a tutte le parti civili un risarcimento simbolico di 100 euro mentre i 7 imputati sono stati condannati anche in solido ad un risarcimento di 10 mila euro da corrispondere a Niclo Solina, candidato sindaco al ballottaggio del movimento Abc, e 4 mila euro Al Comune di Alcamo. “Era stata messa in atto una macchinazione volta ad alterare la volontà politica dei cittadini – si legge in una nota di Abc a commento della sentenza – facendo leva sui loro bisogni primari e sfruttando un notevole disagio sociale per il perseguimento di fini personali e politici. Oggi per noi arriva l’ulteriore conferma di aver combattuto una battaglia giusta, a tutela e a garanzia del corretto funzionamento della democrazia. Questo ci motiva e ci dà la spinta per continuare a lottare e a credere in una città diversa”. La Procura avrebbe appurato un sistema politico, posto in essere dall’entourage a sostegno del sindaco Sebastiano Bonventre, che aveva lo scopo di portare voti allo stesso ex primo cittadino che si è dimesso dalla carica nel giugno scorso, per la sua elezione che avvenne con appena 39 voti di scarto rispetto al suo antagonista, per l’appunto Solina. I 7 protagonisti della vicenda giudiziaria, secondo la ricostruzione dei fatti, avrebbero posto in essere un sistema tale “al fine di ottenere a vantaggio del candidato sindaco Bonventre e delle 5 liste allo stesso collegate il voto elettorale, promettendo persino alimenti destinati agli indigenti attraverso il banco delle opere di carità”. Un’inchiesta che avrebbe scoperchiato uno scandalo dietro un altro, almeno secondo l’accusa: dalle indagini alcuni sostenitori di Bonventre si sarebbero accaparrati, tramite alcune associazioni onlus a loro riconducibili, “consistenti derrate alimentari presso il Banco delle Opere di Carità Sicilia che poi facevano distribuire nel periodo immediatamente precedente la campagna elettorale e fino a quando non avevano luogo le operazioni di voto a famiglie alcamesi non abbienti in cambio della promessa di voto”.