ALCAMO – Nuovo sabotaggio alle condotte idriche di Alcamo. Qualcuno nella notte a cavallo tra giovedì a venerdì ha tentato di far saltare l’erogazione dalla sorgente di Chiusa, per la precisione dal pozzetto che si collega alle tubature che trasportano l’acqua al Bottino comunale di Alcamo. Si tratta del secondo analogo episodio nel giro di due mesi: già nel maggio scorso un raid simile mise praticamente del tutto ko l’erogazione sempre alla sorgente di Chiusa, che si trova in territorio di Monreale, creando disagi alla popolazione che si ritrovò con all’incirca una quindicina di litri di acqua al secondo in meno per qualche giorno, facendo ulteriormente slittare i turni di erogazione nelle case. Questa volta, però, il sabotaggio non è stato efficace allo stesso modo. Gli autori del raid infatti, secondo quanto ha comunicato il sindaco in una relazione presentata ieri sera al consiglio comunale e per la prima volta andata in streaming sul sito del Comune, non sarebbero riusciti del tutto a danneggiare il pozzetto. Immediatamente è stato effettuato dai tecnici e dall’assessore ai Servizi a rete del Comune di Alcamo, Gianluca Abbinanti, un sopralluogo per verificare la situazione e tutto è stato immediatamente riparato proprio perché il danno era stato molto limitato. E’ stata sporta denuncia alla locale stazione dei carabinieri contro ignoti: il sindaco di Alcamo ovviamente ritiene preoccupanti questi episodi ed essendosi verificato il secondo sabotaggio le ipotesi che prendono corpo sono inquietanti. Questo fenomeno vandalico non fa altro che moltiplicare i problemi legati alla cronica emergenza idrica per la cittadina alcamese. Infatti c’è di fondo anche una carente rete di distribuzione, vecchia ed obsoleta, oltre che logisticamente scomoda. Infatti oltre la metà del suo fabbisogno idrico Alcamo lo soddisfa attraverso l’approvvigionamento dalla sorgente di contrada Cannizzaro, da dove arrivano all’incirca una cinquantina di litri di acqua al secondo. Si tratta di una sorgente distante e quindi è stato necessario realizzare una rete di appresamento lunga decine di chilometri con la conseguenza quasi fisiologica di rotture che si ripetono ciclicamente. Il Comune sta lavorando da tempo ad un’alternativa, se si considera che altri 10 litri di acqua al secondo provengono dal dissalatore di Trapani, impianto che anch’esso si ferma spesso e volentieri. Ci sono state recentemente tutta una serie di programmazioni con la Regione per cercare strade alternative per garantire l’approvvigionamento ad Alcamo e nell’hinterland trapanese ma tutto è slittato o addirittura, in alcuni casi, saltato.