Alcamo-Rimborsi indennità: tremano anche ex sindaci e assessori, conto salato dietro l’angolo

0
498

Neanche sindaci e giunte che si sono succeduti ad Alcamo a cavallo tra il 2011 e il 2014 se la faranno franca dall’effetto della restituzione delle indennità. Anche loro sono finiti sotto la lente della Direzione Affari generali del Comune che si sta accingendo a preparare il conto, ed anche abbastanza salato, in parte per ragioni diverse da quanto accaduto ai consiglieri comunali in carica nello stesso periodo, quello che comprende l’ultima parte della legislatura dell’allora sindaco Giacomo Scala e la successiva sindacatura di Sebastiano Bonventre. Ancora ai due ex primi cittadini e agli assessori che li hanno coadiuvati non è arrivata alcuna notifica da parte del Comune ma la lettera è dietro l’angolo da parte della dirigente Giovanna Mistretta. La cifra da restituire sarà davvero consistente: all’incirca 170 mila euro tutti gli assessori e i sindaci che si sono via via avvicendati in quei 4 anni, più 203 mila euro in capo a consiglieri e presidenti del consiglio di quelle due legislature. Un totale quindi di 373 mila euro a cui si aggiungono altri 87 mila euro, le cui notifiche già sono partite il mese scorso, relative ai famosi 6 euro in più liquidati per errore sempre ai consiglieri. Una “manovrina” complessiva quindi da circa 450 mila euro. Per gli amministratori, come detto, la storia in parte segue anche quanto accaduto ai consiglieri: infatti amministratori e presidenti dell’assise dovranno restituire quella parte dell’indennità di carica, pari al 30 per cento, che gli era stata re-liquidata dal 2011 sino ai primi mesi del 2014. Si tratta di quella “porzione” di indennità inizialmente trattenuta per lo sforamento del Patto di stabilità in quegli anni. In pratica pare che alla base ci sia stata un’errata applicazione delle norme in materia. Il segretario generale del Comune all’epoca in carica, Cristofaro Ricupati, avrebbe in buona sostanza deciso per la restituzione delle somme che furono per l’appunto non liquidate dal Comune per effetto dell’applicazione della sanzione allo sforamento del patto. Ricupati si rifece ad una sentenza della corte costituzionale che dichiarò inapplicabile alle Regioni a statuto speciale, quindi anche alla Sicilia, quella sanzione contemplata da un decreto del febbraio 2011. Lo Stato però nel novembre di quello stesso anno intervenne con una legge, mettendo dunque una pezza a quel decreto, estendendo in questo caso la sanzione anche alle Regioni a statuto speciale. Vi furono anche due distinti pareri dati a gennaio del 2014 dalla Corte dei conti che rimandavano proprio a tale legge del novembre 2011 sostenendo quindi che i tagli erano legittimi. “La Corte costituzionale ha ritenuto inapplicabili le sanzioni – precisa Scala – e lo Stato stesso restituì al Comune 1,2 milioni di euro. E’ chiaro che verificherò e presenterò ricorso”. “Io presi pochi stipendi all’epoca perchè da sindaco ci rinunciai – ricorda Bonventre – ma comunque se errore c’è stato mi sembra doveroso restituire”. Ora rischia anche chi ha avallato quella restituzione delle indennità, e quindi oltre al segretario generale di allora anche il dirigente degli Affari generali Marco Cascio che determinò il calcolo delle indennità restituite e il dirigente alle Finanze, Sebastiano Luppino, il quale diede parere contabile favorevole. Intanto dal palazzo di città trapela che il segretario generale attualmente in carica, Vito Bonanno, abbia convocato un vertice con la Mistretta e Luppino per richiamarli alle loro responsabilità. Lui però si trincera dietro un “no comment”.