Alcamo-Omicidio Coraci: testi presenti, testi assenti e teste che ritratta

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Un teste che aggiunge alcuni particolari sulle ore che precedettero ad Alcamo l’omicidio di Enrico Coraci, avvenuto nel mese di novembre di due anni fa. Un teste che arriva accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria, perché detenuto nel carcere di Trapani, che davanti ai giudici della corte d’Assise d’appello di Palermo, alle domande del Procuratore generale e dei difensori delle parti civili, i famigliari di Coraci, risponde con frase lapidaria “non ricordo”. A deporre davanti i giudici Nicola Failla, il proprietario della panineria “Fame chimica” di piazza della Repubblica, che aggiunge qualche particolare. Failla riferisce ai giudici che Enrico Coraci e i fratelli Vincenzo e Francesco Gatto, si fermarono all’interno del locale conversando tranquillamente e che niente lasciava presagire che da li a qualche ora sarebbe avvenuto il delitto, che turbò l’opinione pubblica alcamese anche per la notorietà della famiglia Coraci. Il processo è entrato in una fase delicata e  per lunedì prossimo il giudice ha disposto l’accompagnamento coatto di due testimoni perché assenti ingiustificati mentre un terzo non si è presentato all’udienza di venerdì facendo arrivare un certificato medico. Pietro Renda, dopo il delitto, dichiarò ai carabinieri di Alcamo che era arrivato al Villaggio Regionale e vide il Coraci davanti la porta dell’abitazione di una sorella dei Gatto. Poi arrivarono Vincenzo e Francesco Gatto che si sarebbero allontanati con Enrico Coraci e all’improvviso udì degli spari. Di quella nottata ora Pietro Renda sostiene di non ricordare nulla nonostante sia stato incalzato dalle domande del presidente della Corte d’assise d’Appello, del procuratore generale e dai tre avvocati di parte civile. I fratelli Gatto, condannati in primo grado all’ergastolo sono difesi dagli avvocati Carmelo Carrara e Michele Magaddino. La famiglia Coraci e assistita dagli avvocati Sebastiano Dara, Antonino Vallone e Bruno Vivona.