Alcamo-Omicidio Coraci, i fratelli Gatto: “Siamo innocenti”

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Francesco e Vincenzo Gatto

“Noi non c’entriamo niente”. Sono le uniche parole pronunciate davanti al pm della Procura di Trapani, Rossana Penna, dai fratelli Francesco e Vincenzo Gatto, di 29 e 22 anni, entrambi pregiudicati e accusati di avere ucciso ad Alcamo il 34enne Enrico Coraci dopo una lite scoppiata in una panineria di piazza della Repubblica lo scorso 20 novembre. Dopodichè i due indagati si sono chiusi nel silenzio e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Probabilmente proprio per questo motivo è stato confermato per entrambi l’isolamento in carcere. A difenderli è l’avvocato Michele Magaddino scelto dopo che il primo legale nominato, Vito Di Graziano, aveva rinunciato alla loro difesa. Restano quindi ancora da chiarire tutti i contorni di questo caso anche se gli inquirenti sono convinti di avere quasi del tutto chiuso il cerchio. Restano da chiarire quelli che lo stesso Procuratore capo di Trapani, Marcello Viola, considera dettagli come ad esempio chi dei due abbia materialmente premuto il grilletto del fucile da caccia calibro 12 che ha colpito al torace Coraci e lo ha ucciso. Sotto questo aspetto sono ancora in fase di elaborazione alcuni reperti raccolti dai carabinieri sul luogo in cui si è consumato il delitto, in via Ruisi, nel cuore del “Villaggio regionale”. La vittima dell’agguato venne colpita la notte del 20 novembre e morì tre giorni dopo, in un letto dell’ospedale Cervello di Palermo, dove i medici avevano tentato l’impossibile per mantenere il vita il giovane. Le gravissime ferite riportate però dal proiettile a pallettoni, che gli ha devastato il torace e l’intestino, non hanno lasciato scampo a Coraci. Secondo la ricostruzione dei fatti l’omicidio sarebbe maturato dopo quanto accaduto il venerdì sera dello scorso 20 novembre per l’appunto, quando scoppia una lite nella nota panineria “Fame chimica”. Diversi testimoni sostengono di avere visto Coraci discutere animatamente con i due fratelli, sino a che lo stesso 34enne avrebbe sferrato un pugno ad uno dei due. Un’offesa che i Gatto non si sono per nulla tenuti. Quando Coraci si allontana dalla panineria i fratelli pochi minuti dopo fanno lo stesso, tutto documentato da testimonianze e dalle telecamere di videosorveglianza installate in zona. Poi l’auto di Coraci si vede imboccare dal viale Italia la via don Pino Puglisi, per dirigersi verso il “Villaggio regionale”. Gli occhi elettronici verificano che qualche minuto dopo anche l’auto dei Gatto imbocca la stessa strada. Gli inquirenti sostengono che i fratelli sapevano dove Coraci si stava dirigendo: da qui è scattato l’agguato con uno dei due Gatto che, giunti in via Ruisi, ha premuto il grilletto di un fucile da caccia calibro 12 per colpire a pochissimi metri di distanza Coraci. Da considerare che al vaglio dei carabinieri ci sono testimonianze di diversi altri alcamesi che sono state considerate contraddittorie e mendaci. Per loro, quindi, potrebbe anche scattare una denuncia per falsa testimonianza.