Alcamo-Omicidio Coraci, i fratelli Gatto in appello condannati a 30 anni

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Hanno avuto annullato l’ergastolo, inflitto in primo grado, col rito abbreviato dai giudici del tribunale di Trapani, ma dovranno scontare una lunga pena detentiva. I giudici della Corte d’assise d’appello di Palermo, hanno condannato ieri a 30 anni di reclusione i fratelli  Francesco e Vincenzo Gatto,  accusati dell’omicidio di Enrico Coraci, avvenuto la notte del 21 novembre del 2015 nel Villaggio Regionale di Alcamo. Hanno usufruito di alcune attenuanti, ma ciò non ha evitato ai due fratelli un ulteriore sconto di pena. Vincenzo Gatto in un estremo tentativo di trascorrere buona parte della sua vita tra le sbarre, ieri mattina ha presentato ai giudici una memoria con la quale ha ribadito di non avere sparato, come fra l’altro confermato dalle indagini dei carabinieri di Alcamo,  e di avere solo casualmente assistito al delitto. Durante le udienze questa è stata la sua principale linea difensiva e il suo legale Michele Magaddino aveva chiesto l’assoluzione poiché non solo non ha sparato ma anche che non c’è stata alcuna premeditazione. E che il colpo sarebbe partito accidentalmente dal fucile imbracciato da Francesco Gatto e quindi di avere sparato involontariamente e senza alcuna premeditazione è stata la tesi, durante l’arringa del suo difensore Carmelo Carrara. I giudici non hanno sposato queste tesi, fra l’altro contestate dai difensori di parte civile Antonino Vallone, Sebastiano Dara e Bruno Vivona, che hanno assistito i genitori e le due sorella di Enrico Coraci, molto noto in città poiché fa parte di una storica famiglia con negozi nel settore abbigliamenti. Il papà Nino da anni è il responsabile locale della Confcommercio.