Alcamo-Morte Lorenz, mamma aggredita in carcere

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ALCAMO (TP) – “Aminta Altamirano Guerrero è stata aggredita nei giorni scorsi. Crediamo che si sia trattata di una vera e propria azione premeditata”. Sono le parole dell’avvocato Baldassare Lauria che sta difendendo la donna dall’accusa di omicidio del figlio Lorenz di 5 anni, trovato morto nell’abitazione del centro storico di Alcamo nel luglio dello scorso anno. La Guerrero, rinchiusa nel carcere di San Giuliano, sarebbe stata aggredita da un gruppo di detenute in un locale pubblico: dall’amministrazione penitenziaria è stata aperta un’inchiesta per risalire agli autori dell’aggressione e per cercare di ricostruire anche il movente. “Durante l’aggressione – aggiunge Lauria – la mia assistita ha dichiarato di essere stata insultata venendo definita un’assassina ed esortata a confessare il delitto del figlio. Da questo episodio Aminta è molto scossa”. Questo quanto emerso nel corso del processo al tribunale di Trapani sulla morte del piccolo, la cui unica imputata è per l’appunto la madre. Ieri è tornato a deporre il marito della Guerrero, Enzo Renda, il quale aveva da tempo deciso di separarsi dalla donna. E ha confermato anche i motivi: “Era una donna molto irascibile – ha sottolineato davanti ai giudici – e spesso aveva scatti d’ira incontenibili che la portavano ad essere violenta con me e anche con i suoi familiari”. Lorenz sarebbe morto a causa dell’ingestione in dosi massicce di un antidepressivo il cui flacone vuoto è stato ritrovato nel secchio dell’immondizia della casa dove abitava con la madre. Gli inquirenti sono convinti che sia stata lei a costringere il figlio ad ingerire il farmaco con l’idea poi di uccidersi anche lei, piano che però le è riuscito solo a metà. Sul flacone rinvenuto non sono state trovate impronte digitali. Mistero che si affianca a quello del campione di sangue prelevato all’imputata che è andato distrutto. Un prelievo che sarebbe stato fatto per verificare in che quantità la Guerrero avesse assunto il farmaco che ha ucciso il figlioletto, ma all’indomani dall’ospedale alcamese fu riferito che il reperto era inutilizzabile e per questo venne distrutto. L’autopsia sul corpo del bimbo fece emergere che la morte è stata procurata dall’eccessiva ingestione dell’antidepressivo utilizzato dalla madre. Secondo gli inquirenti quel flacone, che aveva una chiusura di sicurezza, non poteva essere stato richiuso da un bambino così come poi è stato ritrovato nella spazzatura. Inoltre sarebbero state confermate le intenzioni suicide della donna, riportate in un foglietto che è stato sequestrato dalla polizia all’interno della stessa abitazione. Inizialmente era trapelata l’ipotesi che Lorenz avesse potuto approfittare di una distrazione della madre avendo ingerito autonomamente il medicinale. Con il passare delle ore, a seguito anche della ricostruzione fatta dalla polizia scientifica che ha letteralmente rivoltato come un calzino l’abitazione, si è invece prospettata tutt’altra ipotesi. Dentro casa sarebbe stata trovata una lettera in cui, in termini molto confusi, la messicana dava disposizioni annunciando la morte propria e del figlio e chiedeva che non venisse eseguita l’autopsia sui loro corpi. Di fronte all’incalzare delle domande degli investigatori la giovane sudamericana, quando venne interrogata il giorno in cui fu trovato il corpo senza vita del figlio, sarebbe caduta più volte in contraddizione, raccontando sempre versioni diverse. Nonostante tutto non ha mai ammesso di avere ucciso il figlio.