Alcamo, liquami in mare. L’ARPA aveva rilevato problemi al depuratore ma il Comune prolunga gestione

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Il recente e molto ampio sversamento in mare, ad Alcamo, dal torrente Canalotto, di liquami ad alta connotazione fecale, come appurato dalle analisi dell’Arpa, ha fatto ipotizzare la rottura di un grosso collettore fognario oppure un grave malfunzionamento del depuratore comunale o, secondo qualcuno, una non perfetta gestione dello stesso impianto da parte della ditta che lo gestisce dal luglio del 2017. I liquami, infatti, sono arrivato nello specchio acqueo di Alcamo Marina assieme ad una grossa quantità di fanghi.

Intanto, proprio qualche giorno prima dell’episodio, una piccola bomba ecologica sulla quale qualcuno sta provando a far calare il silenzio, il Comune di Alcamo ha rinnovato l’incarico al gestore del depuratore, l’ATI fra imprese agrigentine Delfino Edmondo e Giglione Servizi Ecologici, per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di depurazione delle acque reflue urbane, trasporto e smaltimento fanghi. La determina dirigenziale 140 assegna al riconfermato gestore 103.224 euro per i 4 mesi e mezzo del 2019 e poco più di 172.000 euro per il 2020. L’ATI Delfino Edmondo e Giglione Servizi Ecologici ha proposto un ribasso d’asta superiore al 40%.

Il depuratore di vallone Nuccio è uno di quelli funzionanti da più tempo nel golfo di Castellammare. Il sopralluogo dell’ARPA  effettuato l’11 dicembre scorso aveva però certificato alcune incongruenze nel suo funzionamento. Innanzitutto dalla verifica del registro di carico e scarico dei fanghi, l’ultimo carico è risultato registrato il 20 giugno, vale a dire sei mesi prima. Dalla contabilità dei reflui trattati emergevano inoltre anomali i metri cubi in ingresso che risultavano maggiori di 1595 rispetto all’uscita. L’ARPA ha quindi imposto alla gestore la taratura dei due misuratori di portata.

Durante lo stesso sopralluogo, nel controllo dello scarico, i tecnici dell’Agenzia Regionale Per l’Ambiente avevano anche notato una tubazione in metallo che scaricava liquido direttamente nel torrente Nuccio. Qualche imprecisione, infine, anche nel registro di carico e scarico dei rifiuti in cui veniva effettuato soltanto il carico dei rifiuti liquidi e non lo scarico dei fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, il cosiddetto fango palabile.