Alcamo, la gestione del castello Calatubo potrebbe passare ai privati

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Di Laura Lombardo – Potrebbe passare in mani private la gestione del Castello di Calatubo. L’associazione che da anni si occupa dell’antico maniero, ha presentato al Comune di Alcamo un’apposita richiesta. Previsti anche crowdfunding e lotterie per il recupero. L’associazione alcamese “Salviamo il castello di Calatubo”, ha chiesto il Comodato d’uso, o una Concessione tramite Convenzione, per la gestione del Castello e della circostante area Cuba delle Rose.
Con i pochi fondi disponibili (come quelli proveniente dalla vincita di un concorso FAI) e con molto lavoro a titolo gratuito da parte di giovani volontari, i fondatori dell’associazione Maria Rimi e Stefano Catalano si sono adoperati in questi anni per la messa in sicurezza del castello. Qualora la richiesta fosse accettata dall’amministrazione Surdi si registrerebbe un altro storico passaggio di mano del sito archeologico, che da varie famiglie nobili siciliane e non è stato donato nel 2007 al comune di Alcamo, dagli eredi della famiglia Papé Principi di Valdina, legittimi proprietari fin dal 1707.
Nella richiesta depositata all’ufficio protocollo del comune di Alcamo si legge che l’associazione — altresì composta da: geologi, architetti, storici dell’arte, docenti universitari e laureandi in storia e archeologia – si impegna a gestire il castello di Calatubo in collaborazione con l’ente pubblico, e di pari accordo con la Soprintendenza BB. CC. e AA. Di Trapani, che avrebbe già espresso parere favorevole all’iniziativa.
“La nostra idea — si legge nell’atto — è di istituire dei Crowdfunding, che consentano di ripristinare gradualmente le antiche fabbriche del castello, evitando le lunghe attese burocratiche, e economicamente dispendiose per la pubblica macchina amministrativa. L’associazione inoltre è fiduciosa di poter reperire fondi tramite Sponsor, Found raising, l’Art Bonus (una legge nazionale che permette a chiunque di finanziare progetti culturali in cambio di sgravi fiscali), Fondi provenienti dal Gioco dell’Otto (secondo l’articolo 3, comma 3, della L. 662/1996), lo strumento della “Somma urgenza” (Soprintendenza di Trapani) e quelli dei Fondi del 5 x mille e dei Bandi Europei.
Nei progetti dell’associazione “Salviamo il Castello di Calatubo” vi è non solo il consolidamento della prima corte del maniero, già iniziato con i fondi del FAI, e la piena fruibilità della chiesa al pubblico per funzioni religiose, ma anche la valorizzare dell’antico aspetto enologico del luogo (il pluripremiato vin Castel Calatubo), del “cappero” e del “giusquiamo bianco” (erba di grassudda) endemici della rocca; la progettazione di mostre, spettacoli, sagre, osservatori astronomici, laboratori di ricerca; la stipulazione di accordi con le Università italiane e straniere; la creazione di un “Antiquarium” o museo con i reperti rinvenuti in loco.
Proposta anche la ricreazione del vecchio roseto e dell’originario giardino islamico, che un tempo circondavano l’antico serbatoio arabo antistante il castello, denominato “Cuba delle rose”, con la reintroduzione delle piante del periodo arabo di Sicilia, e altre autoctone o tipiche siciliane, per la realizzazione di un percorso turistico-culturale e naturalistico.