Alcamo. Il rogo all’impianto di rifiuti, una proroga delle indagini.

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L’indagine  da parte della Procura della Repubblica, scattata otto mesi fa  immediatamente per la gravità dell’accaduto e quindi per le ipotesi di reato dell’incendio perseguibili d’ufficio. Incendio scoppiato, nel pomeriggio, del 30 luglio 2017, nell’impianto per il trattamento polifunzionale di rifiuti non pericolosi da raccolta differenziata  e indifferenziata nella contrada Citrolo di Alcamo. Un procedimento a carico di ignoti avviato dopo la denuncia di un gruppo di cittadini e categorie professionali, assistiti dall’avvocato Maurizio Lo Presti, che hanno completato la presentazione di memorie difensive per inserirsi nell’eventuale processo qualora emergessero responsabilità in una vicenda che suscitò non poche preoccupazioni e interrogativi negli alcamesi. Ai firmatari della class action è stata notificata la proroga delle indagini. Notificata in questi giorni anche la proroga delle indagini per la denuncia, presentata da Vincenzo D’Angelo, (assistito dall’avvocato Damiano Ciacio), titolare dell’azienda di contrada Citrolo, contro l’ex deputato dei Verdi, Massimo Fundarò e Gioacchino Genchi. E inoltre nei confronti di persone che scrissero giudizi su facebook, ritenute diffamatorie,  sulla vicende dell’incendio. Procurato allarme, diffamazione e calunnia, ipotesi di reato contenute nella denuncia. “Replica Massimo Fundarò, responsabile oggi dell’associazione ambientalista Ecò: “Siamo sereni perché durante la conferenza stampa il giorno dopo l’incendio abbiamo soltanto svolto  un’attività informativa alla popolazione senza offendere nessuno”.  Per le indagini molto complesse, da parte della Procura, che agisce d’ufficio.  L’imprenditore Vincenzo D’Angelo, assistito per l’incendio dall’avvocato Vincenzo Abate,  ha sempre ribadito che: ”non ci poteva essere e non può esserci inquinamento poiché venivano lavorati rifiuti non pericolosi”. Le organizzazioni sindacali auspicano, che non appena saranno concluse le indagini della Procura, indagini portate avanti dai carabinieri di Alcamo, l’azienda piano piano possa rimettersi in moto facendo così tornare al lavoro operai oggi in cassa integrazione o disoccupati veri e propri. Durante l’incendio, scoppiato in una caldissima giornata estiva, vennero distrutte 70 mila tonnellate di materiale su una capacità di stoccaggio di 128 mila tonnellate.