Alcamo-I centri di potere della politica disintegrati dagli scandali

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Si respira oramai da qualche tempo una ventata di aria nuova sul piano politico ad Alcamo. I più grandi catalizzatori di voti, dall’ex senatore Nino Papania all’ex vicesindaco e fondatore di Area Democratica Pasquale Perricone, passando per il già parlamentare regionale Norino Fratello, al di là dei più o meno recenti guai giudiziari sembrano essere stati da tempo messi all’angolo. Papania da una parte, con la recente sentenza per concorso in voto di scambio relativo alle elezioni amministrative del 2012 ad Alcamo; Fratello dall’altra, il “re” delle cooperative sociali, già consigliere comunale di Alcamo, che nel 2005 fu coinvolto nell’operazione antimafia “Peronospera” e dopo le confessioni del collaboratore di giustizia Mariano Concetto, patteggiò una condanna a 18 mesi di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, tornato recentemente alla ribalta delle cronache con un’altra indagine che lo vedrebbe coinvolto nell’affare relativo alle centinaia di milioni di euro che piovono in Sicilia per l’accoglienza agli extracomunitari; ieri un altro colpo ad un altro grande catalizzatore di consensi come Perricone, accusato di avere addirittura rapporti con la famiglia mafiosa dei Melodia e di avere pilotato appalti pubblici e finanziamenti per corsi di formazione fantasma. Si sgretola così un “muro” che negli anni passati era fatto da migliaia di consensi, al di là delle logiche e delle appartenenze di partito. L’esempio lampante fu proprio Perricone che qualche anno fa passò dal centrodestra al centrosinistra nel batter di un ciglio riuscendo a mantenere intatti i suoi consensi. Quando si dice che le ideologie vanno a farsi friggere rispetto a certi contesti poco chiari fatti di promesse di posti di lavoro e favori di vario genere. Con Perricone, che quasi sicuramente rischia dopo l’arresto all’alba di ieri da parte della guardia di finanza la sospensione dal direttivo provinciale del Psi di Trapani, si sgretola uno degli ultimi imponenti centri di potere della politica locale. Alcamo si affaccia quindi verso queste elezioni amministrative del 5 giugno si può dire libera da certi schemi e condizionamenti. Per la città una sorta di prova di maturità dopo quanto emerso nelle scorse amministrative del 2012, con l’oramai famoso “voto di scambio” portato alla luce dalle indagini della Procura che aveva sorretto la candidatura di Sebastiano Boventre, eletto sindaco per una manciata di voti salvo poi dimettersi nel giugno del 2015 schiacciato da questa pesante ombra e dall’accusa di far parte di una loggia massonica. La vecchia classe politica non è però del tutto scomparsa: anche se più o meno dietro le quinte è presente in questa competizione con l’idea di far valere il motto che non si può fare di tutta l’erba un fascio. Anche questo un aspetto assolutamente da tenere in debito conto.