Alcamo e Covid-19, le smentite boomerang: “far sapere a chi non sapeva”, alimentando dubbi

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Smentire qualcosa che non tutti sapevano o, peggio ancora, che mai era stata divulgata, con nome e cognome, da testate giornalistiche (carta stampata, tv, radio o web) significa ottenere l’esatto contrario: fare sapere a tutti e con dovizia di particolari mai primi pubblicati, anche a coloro che ne erano all’oscuro, proprio quel qualcosa che si intendeva smentire. Sono tecniche che rappresentano l’ABC della comunicazione errata e quindi con effetto boomerang.

Il nuovo coronavirus, però, e la costante “caccia alla streghe” hanno portato alcuni alcamesi a mettersi davanti ad una cam o a un telefono per raccontare le loro storie. Se sono da apprezzare quelli positivi al tampone, pochissimi per la verità, che hanno voluto tranquillizzare amici e parenti ricordando a se stessi e agli altri di non avere contratto né la peste e né qualche malattia mortale, lo sono meno coloro che hanno voluto smentire i chiacchiericci rendendo pubblica la notizia a chi non la conosceva.

E’ il caso dell’infermiere alcamese di 40 anni, di cui non facciamo il nome perché conosciamo bene le carte deontologiche e le leggi (Carta di Treviso e Testo Unico sulla Privacy), che si è rivolto a un’apprezzata e seguita testata web per dire che lui non era positivo al Covid-19. Una smentita che ovviamente riguarda “radio piazza” perché mai nessun giornalista aveva fatto il suo nome. Il quarantenne, che lavora in un ospedale di Palermo, ha parlato di un errore dovuto a un caso di omonimia dicendo quindi fra le righe che esisterebbe un’altra persona ad Alcamo, con i suoi stessi nome e cognome, positiva al nuovo coronavirus.

A questo punto bisogna fare chiarezza per evitare ancora la solita “caccia alle streghe” alla ricerca di chi non esiste o gli attacchi gratuiti a chi fa informazione fra mille difficoltà. E lo facciamo seguendo quello che il giornalismo richiede: la certezza delle fonti. I fatti sono quindi andati così, senza ombra di smentita.

All’infermiere alcamese era stato effettuato il primo tampone il 15 marzo scorso e il campione venne inviato al Policlinico di Palermo. Era quella una giornata di grande caos e ingolfamento nei due laboratori della struttura universitaria. Arriva quindi il risultato che dichiara il quarantenne positivo con tanto di indicazione di nome, cognome e data di nascita. Due giorni dopo perviene all’ASP di Alcamo un altro referto, indicante stavolta solo nome e cognome, che risulta negativo. I vertici del distretto sanitario alcamese, a questo punto, intuiscono che c’è qualcosa che non quadra e sottopongono di nuovo l’infermiere ad un altro tampone. Il quarantenne, che opera in un ospedale di Palermo, risulta nuovamente negativo e lo è, fino a prova contraria, a tutt’oggi.

Non c’è quindi ad Alcamo alcun infermiere di 40 anni positivo al Covdi-19 ma, cosa ben più importante, non c’è nessun alcamese, che porta lo stesso nome e lo stesso cognome del sanitario, che abbia contagiato il virus. E’ davvero importante, in questo periodo, non alimentare allarmismi e voci infondate. Nella cittadina alcamese ci sono stati 14 casi, fra cui la grande maggioranza asintomatici e in via di negativizzazione. Fra questi un solo deceduto, un uomo ultranovantenne.