Alcamo: caso Spinò, Comune batte cassa

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Ora il Comune batte cassa. E lo fa con forza nei confronti del suo ex dipendente, Antonino Spinò, 66 anni, autore di un lunghissimo braccio di ferro nelle aule dei tribunali contro la struttura burocratica e amministrativa accusata di mobbing nei suoi confronti quando sedeva dietro la scrivania del suo ufficio municipale. Un lunghissimo contenzioso, i cui strascichi si portano dietro ancora oggi, e che adesso vede il Comune alcamese rivalersi nei confronti del suo stesso ex subordinato. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Sebastiano Bonventre ha attivato una procedura coatta nei confronti i Spinò chiedendo la restituzione di circa 13 mila euro. Provvedimento frutto della recente sentenza della Corte d’Appello che ha riformato il primo grado di giudizio nell’ambito di questo lunghissimo e intricato processo che ha escluso la colpevolezza del Comune per mobbing. In primo grado, invece, l’ente municipale era stato condannato a versare 30 mila euro quale risarcimento danni per azioni vessatorie riconosciute nei confronti del suo ex dipendente, somma che fu regolarmente versata. In appello questa accusa però non ha retto. Ecco perché a Spinò è stato riconosciuto un risarcimento di soli 17 mila euro per “responsabilità di natura contrattuale”. Ragion per cui ora lo stesso ex subordinato del palazzo municipale è stato chiamato a restituire 13 mila euro. La segreteria generale del Comune ha sollecitato la giunta ad attivare la procedura coatta per la restituzione di quei soldi sborsati dal bilancio ed è arrivata la delibera di giunta che autorizza l’iter. Una storia infinita quella tra l’ex dipendente e l’amministrazione all’epoca guidata dal sindaco Giacomo Scala che negli ultimi tempi si sta ribaltando contro lo stesso denunciate. Infatti, a parte la riformulazione della sentenza di primo grado, nel giugno scorso Spinò è addirittura finito nell’occhio del ciclone per effetto della denuncia proprio di Scala e di alcuni impiegati e dirigenti accusati di avere avuto un ruolo in questo presunto e ora non più riconosciuto “mobbing”. Secondo le indagini Spinò, con una serie di esposti inoltrati tra il 14 settembre e il 17 ottobre 2012, a varie autorità ed istituzioni avrebbe falsamente accusato ed offeso l’ex sindaco e altri funzionari, ritenendoli responsabili a vario titolo di abuso d’ufficio, peculato ed omessa denuncia. L’ex sindaco avrebbe rappresentato alla Procura i notevoli problemi anche sul piano politico che gli avrebbero causato gli esposti di Spinò, ora considerati calunniosi e diffamatori. Ora si aspetta la prossima mossa perché, c’è da giurarci, questa querele non sembra essersi per nulla dipanata.

 

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