Alcamo, caso carro-attrezzi: assolto Scala

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Il giudice per le udienze preliminari di Trapani Lucia Fontana ha assolto l’ex sindaco di Alcamo ed ex presidente di Anci Sicilia Giacomo Scala, oltre a Francesco Milazzo e Francesca Cassarà, dalle accuse di abuso d’ufficio, peculato e turbativa d’asta. Condannato invece ad un anno di reclusione l’architetto Gaspare Fundarò, ex responsabile dell’Ufficio Traffico del Comune. Il procedimento scaturiva dalle indagini riguardanti l’appalto per il servizio di rimozione, blocco e custodia dei veicoli in sosta, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2012, durante il quale si sono succedute tre ditte. L’inchiesta, avviata in seguito ad un esposto del gruppo consiliare Abc Alcamo Bene Comune che aveva segnalato alcune presunte anomalie, è stata condotta dalla guardia di finanza e dalla polizia, che nel febbraio 2013 effettuarono un blitz durato 5 ore presso gli uffici comunali, sequestrando diversi incartamenti. L’indagine si basava sul rinnovo dell’appalto – quando Scala ricopriva la carica di primo cittadino – ritenuto illegittimo dalla Procura, nei confronti della società Pegaso, poi divenuta Centro Servizi Pegaso e infine Seris, nonostante il mancato pagamento alle casse comunali di circa 35 mila euro, somme dovute, per il ribasso del 38,18 per cento con il quale la società si era aggiudicata l’appalto per la rimozione dei veicoli ad Alcamo. Tutti gli indagati avevano respinto ogni accusa affermando di “avere agito nel pieno rispetto delle leggi”. L’assoluzione del ex sindaco giunge dopo la condanna da parte della Corte dei Conti a risarcire 46 mila euro per un’altra vicenda: quella relativa all’incarico di esperto affidato da Scala tra il 2007 e il 2008 a Liborio Ciacio in quanto ritenuto “illegittimo” dall’organo giurisdizionale perché sarebbe stato “conferito al di fuori dei limiti posti dal legislatore regionale” e connotato anche “dalla inutilità della prestazione per il comune di Alcamo”. La stessa Corte ha, invece, rigettato la richiesta avanzata dalla procura contabile per l’incarico di portavoce e addetto stampa conferito tra il 2002 e il 2008 ad Antonio Fundarò, ritenendolo, in questo caso, regolare. Per questa vicenda Scala, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e falsità ideologica, era stato condannato in primo grado nel 2013 ad un anno e due mesi di reclusione, e poi assolto in appello “perché il fatto non sussiste”. La procura contabile ha invece proseguito nell’azione di responsabilità amministrativa che si è poi conclusa con la condanna parziale dell’ex primo cittadino.