Alcamo-Bilancio in alto mare, l’apertura della politica

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Spiragli per l’approvazione del bilancio di previsione al Comune di Alcamo. Con i tempi oramai strettissimi, fissati al 30 settembre salvo proroghe della Regione, le forze politiche stanno cominciando a percepire concretamente il profumo di un commissariamento del consiglio comunale. Da questa considerazione un po’ tutte le forze politiche hanno in qualche modo smussato in parte la loro posizione rigida sulla manovra finanziaria prospettata dagli uffici e dal commissario del Comune, Giovanni Arnone. Ieri si è tenuto un vertice tra movimenti e partiti che hanno rappresentanza in consiglio comunale e pare che ci sia un generale ammorbidimento: “Ci sono state delle aperture da parte di un po’ tutti – ha sottolineato il coordinatore del Pd di Alcamo, Massimo Ferrara – rispetto alla proposta formulata dal Partito democratico per arrivare ad approvare il bilancio”. Non è comunque arrivato alcun “sì”: le varie forze politiche si sono prese 24 ore di tempo per decidere il da farsi e sciogliere il nodo: “Se si dovesse trovare l’intesa – afferma il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Scibilia – tra stasera e domani mattina andrò a formulare l’ordine del giorno aggiuntivo ai consigli già fissati per il 28 e il 30 settembre inserendo proprio la trattazione del bilancio”. Ad oggi si è consumato un vero e proprio muro contro muro tra la maggioranza del consiglio e il commissario. Quest’ultimo aveva proposto per far quadrare i conti nel luglio scorso un aumento di Tasi e Imu, e più recentemente un adeguamento delle tariffe sui rifiuti che andavano ad incidere su alcune tipologie di categoria commerciali e produttive. Tutte proposte bocciate che hanno portato ad una stasi assoluta con il commissario a ribadire che non esiste altra soluzione per far quadrare i conti se non quello dell’aumento delle tasse, e il civico consesso che invece continua a ribadire che la soluzione ci sarebbe ed è quella di tagliare alcune spese. Il Pd sta cercando in queste ore di far saltare il tappo a questa situazione stagnante formulando una proposta su cui si sta cercando di far confluire quantomeno la maggioranza del consiglio. In poche parole i Democratici hanno proposto la riduzione dell’Imu sulle attività produttive al 9,6 per mille, l’eliminazione della Tasi sulla seconda casa ed immobili vari e lo scaglionamento dell’imposta sulla prima: per abitazioni di valore sino a 5 mila euro aliquota all’1 per mille, da 50 mila a 100 mila euro aliquota al 2 per mille e oltre il valore dei 100 mila euro al picco massimo del 2,5 per mille. Manovra che prevede comunque la conferma dell’aumento dell’Imu sulla seconda casa al massimo consentito, vale a dire al 10,6 per mille. Alcuni consiglieri continuano però a insistere sulla necessità di migliorare gli introiti partendo anzitutto dal recupero crediti già accertati: “Ufficiosamente ci è stato riferito che alcuni crediti non sarebbero più riscuotibili – rivela il consigliere Alessandro Calvaruso – ma voglio certificato il perché e soprattutto le responsabilità. Se così non sarà io non voterò alcun bilancio”.