Alcamese da terrorista nero a scrittore che divenne caso letterario

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Abitava con la famiglia in una casa agricola, tra le prime realizzate che poi portarono all’urbanizzazione anche selvaggia, nella via Kennedy di Alcamo. Il papà agricoltore, la mamma casalinga. Persone modeste, umili, che credevano nei valori della famiglia. Uno dei figli si chiamava Giuseppe Lo Presti (nella foto), nato nel 1958 ad Alcamo e morto a Sanremo nel 1995. Giuseppe Lo Presti a 10 anni emigrò con la famiglia a Torino dopo il terremoto del 1968. Irrequieto, introverso, intelligente appena ventenne commise una serie di rapine. Venne arrestato. Fuggi dal carcere e grazie a documenti falsi andò in giro, non perdendo i vizio di fare rapine, in diverse capitali europee. Nel frattempo si unì ai terroristi neri dei Nar, dove divenne presto una sorta di ideologo molto ascoltato. Tornato in Italia viene catturato per scontare nove anni. E qui inizia la nuova vita. Divoratore di libri e giornali collabora dal carcere con testate della destra estrema. Si rifugia nella biblioteca del carcere e poi inizia a scrivere un romanzo che prenderà il titolo”L’indominio della discordanza”. Lo invia allo scrittore Aldo Busi che entusiasta del libro lo fa pubblicare dalla Mondadori con un titolo più comprensibile: “Il cacciatore ricoperto di campanelli” anno 1990. I critici italiani all’unanimità, cosa che raramente succede, lo definiscono un capolavoro. “Il libro dell’anno – dicono – che fa scoprire un grande scrittore”. Anche ad Alcamo il professor Giuseppe Cottone e lo storico Roberto Calia non lesinano complimenti. Il libro ormai cult è oggi introvabile, fatto sparire forse per la carriera di estremista di destra dell’autore. Roberto Calia più volte sollecitò i genitori a far avere una copia del libro da conservare nella biblioteca di Alcamo, che Giuseppe Lo Presti frequentava quando era in città. Non ebbe risposta. Ora Giuseppe Lo Presti torna alla ribalta dopo la raccolta di numerosi appunti diventati romanzo che si intitola “Vittorino testa di bue” come riferito da la “Repubblica” una decina di giorni fa. Il titolo del romanzo non è certo casuale. Infatti san Tommaso era definito anche un bue silenzioso ma che elaborava tantissimo grazie alla sua fervida intelligenza. E Lo Presti silenzioso ma intelligentissimo ha dato alle stampe un libro entrato nella storia degli più importanti scrittori d’Italia, peccato che sia morto giovanissimo per una grave malattia forse sarebbe diventato un importante scrittore.