Al via campagna olivicola. Grazie alla pioggia, olive buone per quantità e qualità

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La pioggia di questi giorni un toccasana per l’olivicoltura. Si prevede buona qualità e buona quantità. I frantoi si stanno preparando alla lavorazione che dovrebbe iniziare fra una settimana. Si calcola che ad Alcamo il giro d’affari sia attorno a cinque milioni di euro con una produzione stimata sulle mille e 200 tonnellate di olio extravergine. Gli uliveti coltivati dagli alcamesi, a causa della ristrettezza dei confini della città, si trovano in vasti territori del Palermitano. La parola d’ordine per migliaia di alcamesi è “uscire l’olio”. Ovvero ritirarlo e metterlo in grossi bidoni sia di plastica che di acciaio per la conservazione e l’uso famigliare tutto l’anno. Ancora non stabilito il prezzo a cafiso, dovrebbe aggirarsi sui 50-55 euro,  ma  potrebbero lievitare perché c’è richiesta di olio soprattutto dal nord d’Italia.

Sono dieci le aziende –  che imbottigliano olio extravergine. L’olio, lo scorso anno, venduto anche fuori dalla Sicilia ad 8-9 euro al litro. Negli ultimi anni si sta puntando molto anche sul biologico, fermo restando che l’extravergine prodotto dagli alcamesi è di buonissima qualità. Altra strada intrapresa è stata quella di coniugare qualità e visite ai beni culturali e archeologici del territorio. E si sta lavorando anche in questa direzione per promuovere l’olivicoltura. Gli oli prodotti dagli alcamesi hanno ricevuto importanti riconoscimenti in mostre in Italia e all’estero e ciò premia la bontà di un lavoro fatto di sacrifici e esperienza al servizio del consumatore.

Ad Alcamo resta in vigore l’unità di misura “il cafiso” per acquistare l’olio. Un “cafiso” contiene otto chili di olio che corrisponde a nove litri meno un quarto. E’ un rito che si perpetua da millenni. Ma i prezzi sono tenuti bassi e al duro lavoro non corrisponde un guadagno adeguato. Guadagno che oggi i nostri produttori di olio rischiano di vedersi azzerato. La causa, oltre alle varie sofisticazioni, ad oli venduti come extravergini, ma che di extravergine hanno solo il colore artefatto, l’ingresso di tonnellate di olio d’oliva in particolare, tunisino a «dazio zero». “L’olio che arriva dall’Africa – dicono i produttori – danneggia tutta la filiera e provoca crisi profonda per il comparto». «Continua la reiterata mancanza di tutela dei produttori olivicoli italiani – dicono in coro. I nostri politici non si rendono conto del grave danno arrecato ad un comparto come quello olivicolo che, soprattutto in Sicilia, è fondamentale per la tenuta dell’economia”. E lo scorso anno si mobilitarono gli olivicoltori della “Nocellara” del Belice, tutti i olivicoltori, e le organizzazioni di categoria per l’imposizione dell’olio tunisino.