21 marzo, ricordo delle vittime di mafia. Poche manifestazioni dalle nostre parti

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Era il 21 marzo 1996 quando a Roma venne celebrata, per la prima volta, la “Giornata delle memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie”. Un piccolo palco e un microfono accompagnarono la lettura di 300 nomi delle vittime perché citarle significava salvarli quantomeno dall’oblio, senza cadere della retorica di troppe celebrazioni.

L’iniziativa era nata da un’idea di don Luigi Ciotti, presidente di Libera e di Saveria Antiochia, madre di Roberto, giovane agente di scorta del commissario Ninni Cassarà, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1985. A loro, si unì Carmela, mamma di Antonio Montinaro, ucciso con il giudice Giovanni Falcone nella strage di Capaci.

E così, dal quel 21 marzo di ogni anno, tutte le città italiane si riuniscono per ricordare le tantissime vittime di mafia nel giorno che segna l’arrivo della primavera, in segno di rinascita. Dalle nostre parti, terra in cui la mafia ha fatto tante vittime, tale ricorrenza stranamente viene dimenticata o, per meglio dire, viene celebrata a intermittenza. Dai comuni di Alcamo e Castellammare del Golfo, come gli altri della provincia di Trapani e della parte occidentale di quella di Palermo, per ricordare tutte le vittime di mafia, in questa giornata che è anche la prima di primavera, non trapela nulla.

Insomma le manifestazioni, anche quelle forti e significative come queste, vanno come il vento: talvolta ci sono, tante altre volte no. E dire che nel 2017, l’Italia ha approvato la legge che istituisce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” giunta adesso alla sua ventottesima edizione.

A fare da cornice principale alla manifestazione di quest’anno è la città di Milano, scelta per ricordare i trent’anni dalla strage di via Palestro e dell’inchiesta di “Mani pulite” contro la corruzione in politica.  Sono 1069 i nomi delle vittime innocenti di mafia che oggi vengono letti nelle piazze (quattordici in più rispetto allo scorso anno): bambini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici, amministratori locali, cittadini.

Anche in Sicilia ci saranno luoghi di memoria, per la verità pochi, promossi dalle reti territoriali di Libera che, in sinergia con il capoluogo lombardo, rinnoveranno il loro impegno nella lotta alla criminalità organizzata: la “Rete per la cultura antimafia nella scuola”, di cui fanno parte 69 scuole della provincia di Palermo, ha promosso l’organizzazione di attività didattiche in ricordo dei bambini che hanno subito la prevaricazione criminale della mafia. A Trapani, invece, si terrà a Palazzo Cavarretta una manifestazione cittadina con lettura dei nomi.