Vent’anni fa la Strage di Capaci

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    Manifestazioni come ogni anni per il 23 maggio a Palermo e in tutta la Sicilia. Presenza di autorità nonostante il tempo inclemente. Anche una partita di calcio alla Favorita tra la Nazionale Cantanti e quella dei Magistrati. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che all’aula bunker pronuncia il suo discorso istituzionale, le navi della legalità a Palermo con ventimila ragazzi a cercare e chiedere un nuovo mondo.

     

    La strage di Capaci del 23 maggio ha avuto il suo ventesimo in uno dei periodi di nuovo più pesanti e bui della storia d’Italia, questa volta per la crisi non solo politica e morale ma anche economica. Scenari diversi ma simili. La Strage che fu voluta ed eseguita dai Corleonesi di Totò Riina sconvolse a suo tempo il mondo intero e non solo l’Italia che era già nei guai con Tangentopoli.

     

    A distanza di vent’anni però la Nazione è ripiombata in un’epoca di nuovo buia, diversa ma simile. Con la crisi economica e venti pericolosi di attentati e tragedie che la dicono lunga forse nell’aver decisamente mancato gli insegnamenti di legge e morali di Giovanni Falcone e di tutti gli altri che come lui, Magistrati, Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri, Militari e funzionari dello Stato ne hanno o seguito l’esempio o vissuto simili esperienze di contrasto alla criminalità e al malaffare insieme a rappresentanti di diverse categorie sociali, culturali e politiche della nazione.

     

    Vent’anni sono tanti specialmente in un mondo accelerato rispetto al passato dove le cose vengono continuamente divorate dalla frenesia dei tempi, dell’informazione e dei bisogni. La crisi economica per niente chiara, la crisi, di nuovo, morale, del mondo politico, la confusione dei punti di riferimento da parte dei cittadini ha messo tutti in un calderone dovealla fine uno degli insegnamenti più semplici e importanti di Giovanni Falcone, cioè il fare ciascuno il proprio dovere di cittadino ovunque si trovi, forse non è stato da molti, o pochi, seguito.

     

    Riina e i Corleonesi sono stati arrestati e sconfitti dall’attività di contrasto dello Stato che con i suoi uomini ha dato un mondo nuovo di libertà e di ricostruzione dela società e ora anche se ufficialmente ci sarebbero altre questioni da affrontare bisognerebbe chiedersi cosa se n’è fatto di quel gesto eorico di pochi uomini e cittadini che in quegli anni, dando in cambio la vita non solo morendo sul campo ma anche mettendo da parte agi e favori, hanno consentito di sconfiggere l’ala estrema di Cosa Nostra dopo che in passato erano state sconfitte le ali estreme dell’eversione politica.

     

    Ora forse le priorità sono altre ma non meno pericolose, più subdole e striscianti: la messa in discussione della sicurezza economica di ciascuno e di conseguenza della stessa coesione sociale della Nazione che rischia di venir meno nel momento in cui non ci sarebbe più quella sicurezza economica, politica, sociale, culturale e religiosa che dalla Secondo Guerra Mondiale era stata in un certo modo, con tutte le differenzazioni sociali e distorsioni dellì’Occidente, assicurata e che dopo gli anni di piombo e lo stragismo era stata messa a rischio e salvata da pochi uomini conosciuti e no.

     

    Si potrebbe dire che la Strage di Capaci continua a grondare sangue allora, come tutte le altre stragi e morti violente per la difesa dello Stato e delle libertà, perchè ancora ci si ritrova in un periodo di crisi pericolosa morale e politica oltre che economica. Il dovere di ciascuno è dunque che senza clamori e bisogno di apparizioni e glorie mediatiche e devianze messianiche ci si metta una buona volta ad eseguire il proprio dovere di lavoratori e cittadini al meglio delle proprie possibilità e ciascuno per quanto può e che le Istituzioni tornino a proteggere e pensare a vedere i cittadini come persone e non come semplici numeri e conti bancari magari ammettendo gli errori di politica economica, e dei disastri sociali sotto gli occhi di tutti, fatti recentemente in questi ultimi anni uscendo dalle pericolose logiche dagli scontri di tutti contro tutti e pensare a ricostruire una società anzicchè continuare a pensare di togliere pure quel poco che è rimasto.