Uccisa con crudeltà e lanciata poi in strada. Questa la brutta fine che ha fatto a Marsala un esemplare di cicogna bianca, specie particolarmente protetta sia dalla normativa italiana, sia da quella comunitaria.
I Carabinieri Forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo – Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) con il supporto dei militari del Distaccamento Cites di Trapani, al termine di una lunga e articolata attività di indagine delegata della Procura della Repubblica di Marsala, hanno notificato l’avviso conclusione indagini preliminari a carico dei due soggetti sospettati di essere gli autori dell’uccisione, con crudeltà e senza un apparente motivo. Come se ci fosse mai un reale motivo per uccidere un animale indifeso.
A seguito dell’episodio, i carabinieri forestali hanno avviato un’attività di indagine che ha permesso di reperire un video che ritraeva il fatto criminoso e sequestrando così i bossoli rinvenuti nelle immediate vicinanze del luogo dello sparo.
L’analisi delle immagini – effettuata con l’ausilio delle tecnologie messe a disposizione dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo – ha individuato i due sospetti, possibili responsabili del fatto, che sono stati poi denunciati all’Autorità Giudiziaria per il reato di uccisione di animali senza necessità, aggravato dal fatto che lo stesso fosse avvenuto ai danni di una specie protetta ed in giornata di silenzio venatorio. Sotto la direzione della Procura marsalese, le indagini sono continuate, effettuando dapprima una perquisizione domiciliare, che ha consentito di rintracciare la probabile arma con la quale i due soggetti, uno dei due titolare di licenza di porto di fucile uso caccia, avrebbero compiuto l’insensato gesto, oltre agli indumenti indossati dagli stessi il giorno della commissione del reato e l’autoveicolo utilizzato per fuggire dalla scena del crimine. L’arma sequestrata è stata poi sottoposta agli esami balistici a cura del Reparto Investigazione Scientifiche (R.I.S.) di Messina, il quale ha fornito la prova che l’arma sequestrata fosse compatibile con quella che aveva sparato. Inoltre, sono state acquisite ed elaborate le celle telefoniche delle utenze cellulari in uso ai sospettati che, anche in questo caso, collocavano i due indagati nelle vicinanze del luogo dell’evento. I due indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato, in rispetto ai principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza.