Tonno rosso e intossicazione da istamina. Intera famiglia di Castelvetrano in ospedale

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Un intero nucleo familiare, marito, moglie e due figli, è stato ricoverato all’ospedale Vittorio Emanuele II di Castelvetrano per un’intossicazione. I quattro avevano mangiato tonno rosso fresco. Tre di loro sono addirittura finiti in terapia intensiva, ma non sono in pericolo di vita. I quattro castelvetranesi hanno accusato i sintomi di un’intossicazione alimentare che si genera per la presenza di abbondanti quantità di istamina contenuta nella carne del pesce.

L’istamina non è presente nel tonno rosso al momento della pesca, ma si forma subito dopo la sua morte. La sua produzione può avvenire in ogni fase della filiera alimentare e si può prevenire mediante specifiche tecniche di abbattimento. La reazione si chiama sindrome sgombroide e può scatenarsi consumando tonno fresco. L’intossicazione da istamina si presenta con macchie rosse, orticaria, rash cutanei e disturbi gastrointestinali ed in casi rari, anche con conseguenze più gravi come un collasso cardiocircolatorio. Per evitare guai basterebbe avere attenzione nell’acquistare il tonno rosso.  Tutto dipende dalle temperature con le quali viene conservato. Il rispetto della catena del freddo lungo tutta la filiera evita ai microrganismi di moltiplicarsi e di produrre quindi ingenti quantità di istamina. Proprio quell’istamina che ha mandati in ospedale l’intera famiglia di Castelvetrano.

Doveroso ricordare che questo principio dovrebbe essere applicato anche a livello domestico, conservando il tonno rosso in maniera adeguata e osservando rigidamente la catena del freddo. Questa attenzione va posta anche per i prodotti ittici in scatola che, una volta aperti, vanno conservati in frigorifero. Con l’estate, ovviamente i rischi aumentano e riguardano sia il tonno fresco che quello sott’olio.