Ha paura della guerra e vorrebbe rientrare nella sua cittadina di origine. Vorrebbe però certezze di non imbattersi in bombe ed assalti e di arrivare a destinazione sano e salvo. Garanzie che la Farnesina non può certamente dare, in questo momento sempre più caldo della guerra in Ucraina. E cosi il castellammarese Salvatore Sclafani, operaio di 43 anni, continua ad andare avanti fra terrore e distruzione. Più volte ha contattato il comune di Castellammare del Golfo e negli ultimi messaggi ha chiesto anche aiuti per il suo sostentamento. L’uomo, separatosi dalla moglie, era andata a vivere in casa della nuova compagna in un piccolo paesino vicino Odessa, nella zona sud-orientale dell’Ucraina. Da quelle parti è davvero un’impresa raggiungere uno dei corridoi umanitari che si trovano dal lato opposto. Proprio questo è il problema.
Lo staff del sindaco Rizzo è in continuo e stretto contatto con la Farnesina e dal ministero il ritornello è sempre lo stesso: il 43enne castellammarese deve soltanto cercare di raggiungere un corridoio umanitario. Soltanto lì potranno arrivare aiuti, cure e i modi per farlo rimpatriare. Un’operazione facile a dirsi ma rischiosissima. Anche se scortato dai militari ucraini per Sclafani, come per qualsiasi altro civile che si muove in quelle zone, risulta davvero impossibile avere certezze o garanzie sulla sua incolumità. I contatti fra l’uomo, il comune della cittadina del Golfo e la Farnesina vanno avanti da circa tre settimane ma non si riesce a trovare una soluzione. Soluzione che invece è stata trovata da un’intera famiglia di origini castellammaresi che viveva a Kiev. Alle prime avvisaglie del conflitto e degli spostamenti delle truppe russe che puntavano proprio sulla capitale dell’Ucraina, i tre sono a lasciare la nazione ritornando a vivere in Italia.