Fra qualche giorno saranno quattro i mesi trascorsi dalla terribile strage di Casteldaccia. Un immane tragedia, quel 6 maggio scorso, in cui persero la vita cinque operai, fra cui due alcamesi. Epifanio Alsazia, originario di Partinico ma da decenni residente ad Alcamo, e Roberto Raneri. Poi il partinicese Ignazio Giordano, il sancipirellese Giuseppe Miraglia e il palermitano Giuseppe La Barbera. Tutti morirono soffocati dal gas letale sprigionatosi da un impianto fognario che stavano ispezionando. Tutti asfissiati dall’idrogeno solforato mentre tentavano di liberare la condotta dell’impianto per contro della ditta Quadrifoglio che operava, in sub-appalto, per conto dell’AMAP.
Un paio di mesi fa parenti, amici, colleghi delle vittime hanno organizzato una giornata di ricordo a Casteldaccia. Prima la santa messa nella chiesa madre della cittadina e poi sul luogo dell’incidente, la deposizione dei fiori e di uno striscione sul cancello dove sono ancora apposti i sigilli del sequestro. Accanto al dolore c’era e c’è ancora la rabbia, la necessità di conoscere la verità e la speranza di vedere più tutele nei cantieri. L’impianto si sollevamento in cui si è consumata la tremenda tragedia sul lavoro è ancora posto sotto sequestro. nell’ultimo sopralluogo effettuato dai tecnici è stato notato che quel tappo-killer si era riformato.
In questi giorni gli avvocati delle famiglie delle vittime attendono importanti relazioni: quelle sugli atti irripetibili effettuati dai vigili del fuoco nell’impianto fognario di sollevamento e le altre sui risultati degli esami autoptici sui corpi delle vittime. I termini fissati dalla procura sono di 90 giorni ma talvolta l’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo necessita di proroghe. Non appena le relazioni saranno consegnate, gli inquirenti dovrebbero procedere all’avviso di chiusura delle indagini.