Strage di Casteldaccia. Consegnate perizia tecnica e autopsia, tempi brevi per conclusione indagini

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La consegna ai legali della perizia tecnica sullo stato dei luoghi e della relazione sugli esami autoptici hanno rappresentato gli ultimi due passaggi prima dell’imminente avviso di conclusione delle indagini sulla terribile strage sul lavoro di Casteldaccia. Un maxi incidente sul lavoro in cui persero la vita anche due alcamesi, Epifanio Alsazia, 71enne partinicese di origine ma residente da decenni ad Alcamo, e Roberto Raneri di 51 anni. Tragica fine pure per il partinicese Ignazio Giordano e il sancipirellese Giuseppe Miraglia e il palermitano Giuseppe La Barbera. Dalla perizia tecnica sullo stato dei luoghi, la stazione fognaria di sollevamento che sorge nei pressi della cantina Duca di Salaparuta, è stata confermata l’apertura della porta d’ingresso da parte del personale AMAP, unico ad avere la disponibilità delle chiavi, e la mancanza dei dispositivi di sicurezza, a cominciare dalla maschera antigas. Scontato poi l’esito dell’autopsia che ha certificato la morte dei cinque lavoratori per avvelenamento causato dalla tossicità dell’anidride solforosa. Per la terribile strage del 6 maggio scorso, con gli operai che uno dopo l’altro, entrando nell’impianto fognario via via persero la vita, restano indagati il legale rappresentante della TEK Infrastrutture di San Cipirello, Giovanni Anselmo, il titolare della Quadrifoglio, azienda che operava in sub-appalto, il partinicese Nicolò Di salvo, e il direttore dei lavori, Gaetano Rotolo, funzionario dell’AMAP. Una vasca fognaria killer in cui gli operai mai sarebbero dovuti entrare senza le necessarie maschere antigas e dove invece hanno trovato la morte, per la leggerezza di qualcuno, a causa dell’inalazione di un gas tossico che in pochi minuti non ha lasciato scampo ai lavoratori.