Strage di Alkamar, esposto in procura. Chiesti rilievi su oggetto rinvenuto in garage di Vesco

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Un esposto presentato alla procura di Trapani potrebbe rendere note alcune dinamiche che, 46 anni fa, ruotarono attorno alla stage della casermetta di Alcamo Marina i cui vennero trucidati due giovani carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta.

L’esposto avrebbe segnalato l’attuale non contaminazione di un oggetto che all’epoca venne rubato in un’abitazione e che poi venne ritrovato dai carabinieri, assieme a tanta altra refurtiva e anche a divise di carabinieri e armi, in un garage di una donna partinicese che lo aveva affittato, con regolare contratto, a Giuseppe Vesco.

L’oggetto, provento di un furto, venne quindi restituito al legittimo proprietario che per 46 anni lo avrebbe custodito gelosamente e, a quanto pare, senza più toccarlo. Per puro caso non è stato mandato al macero come è stato invece fatto con tutta la refurtiva trovata in quel garage partinicese in uso al Vesco.

L’oggetto non si trovava all’interno della casermetta, meglio non fare ulteriore confusione su di un caso che rimane alquanto misterioso, ma faceva parte di una serie di furti che una banda, che aveva certamente tra i protagonisti Giuseppe Vesco, poi impiccatosi in carcere nonostante avesse soltanto una mano, aveva messo a segno sul territorio alcamese.

Il ritrovamento dell’oggetto e l’esposto in Procura potrebbero portare a verità finora mai appurate nei vari processi e neanche in quelli di revisione che, dopo decenni, hanno assolto gli alcamesi Gulotta, Santangelo e Ferrantelli e il partinicese Mandalà nel frattempo deceduto. Anche dopo 50 anni, infatti, alcuni casi sono stati riaperti e risolti grazie alle nuove tecnologie che consentono di rilevare ed analizzare tracce di DNA o impronte digitali sugli oggetti.

In pratica si potrebbe comprendere chi nel periodo della strage, assieme a Giuseppe Vesco, andasse in giro a fare furti, alcuni dei quali con lo stesso sistema utilizzato per scassinare la porta della casermetta di Alcamo Marina, la fiamma ossidrica. In quel garage di Partinico, oltre all’oggetto segnalato adesso alla procura di Trapani, furono ritrovate anche le divise dei carabinieri, cibo e parte della refurtiva rubata durante la strage del 27 gennaio del 1976.

Le impronte digitali e le tracce di DNA sull’oggetto custodito da allora, a quanto pare senza contaminazioni, potrebbe far luce su chi all’epoca frequentasse davvero Vesco e andasse in giro con lui a fare colpi nelle abitazioni. Nomi più o meno noti e più o meno già al centro dei processi dell’epoca e recenti.