Soldato partannese rinchiuso in campo di deportazione, Germania deve risarcire eredi

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La repubblica federale di Germania dovrà risarcire con circa 80.000 euro gli eredi di Pietro Buscetta, riconosciuto vittima di deportazione, prigionia di guerra e riduzione in schiavitù nel periodo del nazismo. Lo ha deciso il giudice monocratico del tribunale di Sciacca, Giorgia Cotroneo. La Germania è stata condannata «quale governo successore del Terzo Reich. Buscetta, originario e residente a Partanna, e morto nel 1992. Aveva preso parte alla seconda guerra mondiale come allievo finanziere di terra e aveva fatto parte del 14esimo Battaglione impegnato in operazioni di guerra al confine italiano lungo i Balcani.

Dopo l’8 il partannese avrebbe dovuto fare ritorno a casa ma, come circa 600.000 altri militari italiani, fu catturato dai tedeschi ancora presenti nel Nord Italia, e deportato in un campo di concentramento in Germania, dove rimase fino al primo ottobre del 1945. Il soldato venne ridotto in stato di sostanziale schiavitù, privato dello status di prigioniero di guerra, costretto a lavori usuranti e non retribuiti, denutrito, percosso, privato delle scarpe e sottoposto a pessime condizioni igieniche. Il tribunale di Sciacca, per queste motivazioni, ha dunque ritenuto fondato l’atto di citazione presentato dai quattro figli di Buscetta e ha considerato il trattamento subito dal militare partannese un «crimine di guerra e contro l’umanità, lesivo dei diritti inviolabili della persona».

Durante il processo l’Ambasciata tedesca in Italia aveva invocato l’immunità giurisdizionale in quanto stato estero ma l’eccezione non è stata accolta. Durante le udienze è stata ammessa la testimonianza di un nipote di Pietro Buscetta, che ha riferito il contenuto di un racconto di anni prima in cui lo zio ricordava di come fosse stato costretto «a mangiare bucce di patate o erbacce», e di come, quando non riusciva a raggiungere gli obiettivi di produzione dei lavori forzati a cui era costretto, veniva «bastonato a sangue». Riuscito finalmente a scappare, tornò a casa dopo un viaggio lungo e difficile, in parte a piedi in parte con mezzi di fortuna, arrivando a Partanna denutrito e irriconoscibile. Il giudice ha disposto quindi il risarcimento del danno non patrimoniale, quello scaturito dalle sofferenze subite dal soldato durante la prigionia nel campo di deportazione.