Selinunte, alla ricerca del “porto antico” con una nuova campagna di scavi

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Ricercatori e studiosi al lavoro, nel più grande parco archeologico d’Europa, per riportare alla luce, con una nuova campagna di scavi, l’antico porto orientale della città greca che, nel suo momento di massimo splendore, arrivò ad avere 100 mila abitanti. Una polis così grande da essere autonoma. La nuova missione, curata dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma, dall’Università di Bonn e da quella di Bochum, in stretta collaborazione con il Parco Archeologico di Selinunte – Cave di Cusa, è diretta dal professor Jon Albers.

Gli scavi dovranno indagare sull’estensione dell’antico bacino portuale nella valle del Gorgo Cotone, tra la collina di Manuzza e la collina orientale. L’obiettivo principale è quello di individuare i limiti perimetrali dell’antico porto di Selinunte, datarne le strutture e definire la relazione tra lo scalo e l’impianto urbanistico. L’attività, che sarà presentata domani, rappresenta una nuova tappa del progetto “I Cantieri della conoscenza” voluto dal neo direttore del parco, Bernardo Agrò. Una formula che ha l’obiettivo di coinvolgere i visitatori nelle campagne in corso favorendo così una “archeologia partecipata”.

Precedenti indagini hanno evidenziato che la città di Selinunte, costruita in riva al mare tra due fiumi, aveva grandi strutture rettangolari che, per dimensioni e posizione, potrebbero essere riconducibili al porto. Gli scavi archeologici ancora in corso, supportati dalle prospezioni geologiche, hanno consentito l’identificazione di un ulteriore tratto della massiccia strada che conduce alla piccola porta est e dei resti di un grande edificio più a sud. Le indagini geologiche hanno inoltre rilevato la presenza, di materiale marittimo a una profondità di oltre 4 metri e mezzo.