Scalatori polacchi bloccati su parete a Monte Monaco. Tredici soccorritori all’opera a San Vito Lo Capo

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L’abilità e la grande specializzazione dei tecnici del SASS, il soccorso alpino e speleologico siciliano, hanno permesso il salvataggio di quattro scalatori polacchi che si stavano arrampicando su una parete di monte Monaco, in territorio di San Vito Lo Capo. Tre uomini e una donna erano rimasti bloccati a duecento metri d’altezza e, all’imbrunire, avevano lanciato l’allarme mentre stavano scendendo a valle dopo avere completato l’arrampicata sdalla via cosiddetta dei “Sogni d’oro”. Un percorso con alto grado di difficoltà. Per questo i climbers polacchi non erano stati più capaci di proseguire la discesa e nemmeno di risalire. In particolare, uno di loro era rimasto appeso a 150 metri da terra, mentre scendeva in “corda doppia”. A questo punto i suoi tre compagni, temendo soprattutto il sopraggiungere del buio, hanno chiamato il Numero Unico di Emergenza 112. La centrale del 118 ha chiesto quindi l’intervento del Soccorso Alpino che ha fatto convergere sul posto un gruppo di ben tredici tecnici. Una cordata di specialisti del Sass, dotati di torce, ha scalato la parete di monte Monaco per una “via” parallela arrivando sopra gli scalatori polacchi che erano del tutto illesi ma visibilmente impauriti. I tecnici del SASS li hanno fatti scendere uno alla volta mettendoli in salvo a terra, dove sono stati assistiti da un medico dello stesso soccorso alpino s e dai sanitari del 118 giunti sul posto per verificare le condizioni di salute dei climbers polacchi. Le operazioni si sono concluse intorno alle 22,30, in piena oscurità.

Appena cinque giorni prima un altro intervento del SASS, di concerto con l’82° Csar dell’Aeronautica Militare era finito a notte fonda ed era servito per recuperare un’escursionista tedesca rimasta bloccata su una parete di Monte Cofano. La donna, 29 anni, dopo avere raggiunto da sola e con abbigliamento inadatto la cima del monte, per scendere si era avventurata lungo piccoli terrazzi che in breve l’avevano portata in piena parete. Era poi riuscita a far scattare l’allarme attraverso i segnali luminosi lanciati con il suo telefono cellulare.