Santo Sacco, una vita a doppio filo

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    di Antonio Pignatiello

    Quanti tra coloro, politici e no, che vanno ai convegni dela legalità e danno dichiarazioni contro la mafia poi ne sono legati a doppia mandata e in alcuni casi ne sono organici? Recentemente il caso del Sindaco Cirò Caravà di Campobello votato anche da forze del centro sinistra che andava alle sfilate contro la mafia, dichiarazioni comprese, e poi rassicurava, secondo gli inquirenti, i familiari di Messina Denaro.

    Ora Santo Sacco, consigliere comunale prima, poi provinciale del PDL dell’area di AN, di Cristaldi insomma. Anche lui a parole contro la mafia ma le indagini dei Ros e dei Carabinieri non hanno lasciato dubbi: Santo Sacco era tutto tranne che contro contro la mafia.

    Addirittura fa un appello contro la chiusura della sezione distaccata di Castelvetrano del Tribunale di Marsala. dicendo che :«Il mantenimento del tribunale di Castelvetrano rappresenta un forte segnale di presenza di legalità nel territorio e di lotta alla mafia, motivo per il quale è stato salvato il Tribunale di Sciacca. ».

    A parlare di lui è il collaboratore di giustizia Vincenzo Ferro, capomafia di Alcamo negli anni ’90 che lo considerava vicino a Cosa Nostra dopo che Sacco fu interrogato da Giovanni Falcone.

    Sacco avrà molto da raccontare agli inquirenti .Negli anni novanta Sacco era stato tirato in ballo da Santino Di Matteo, padre del piccolo Giuseppe ucciso per vendetta da cosa nostra che lo aveva indicato come colui che avrebbe accompagnato Matteo Messina Denaro ad Alcamo a casa dei Ferro per organizzare la guerra di mafia contro i clan dei Greco di Alcamo in lotta per la supremazia della città con i Corleonesi di Riina. Poi, però,  Ferro smentì le dichiarazioni di Di Matteo.

    Sacco ora è stato arrestato e le accuse sono pesanti.L’indagine dei Ros ha scoperto che l’imprenditore Melchiorre Saladino era stato esautorato dal progetto di un parco eolico da realizzare in provincia di Catania, concordato da Sacco con l’esponente mafioso di Castelvetrano, Paolo Forte, deceduto a ottobre, figlioccio di cresima di Messina Denaro, tanto da aver fornito al boss, nella fase iniziale della latitanza, la propria carta d’identità.

    Sacco voleva dall’imprenditore di Salemi 100 mila euro per convincere i colleghi consiglieri comunali di Castelvetrano a votare una delibera relativa ad un insediamento di impianto eolico al quale Saladino era interessato. Però Saladino non voleva pagare. E le intercettazioni danno un quadro verbale piuttosto chiaro di chi sia Santo Sacco.

    Viene intercettato mentre assieme a Girolamo Murania mette nell’auto di Saladino una bottiglia piena di benzina e le frasi non sono affatto gentili.

    Dall’indagine emergerebbe che a chiedere le estorsioni in alcuni casi è direttamente Matteo Messina Denaro ma il contatto sarebbe stato attuato dall’allora consigliere comunale di Castelvetrano, apopunto Santo Sacco. Il 10% è quanto chiede il boss latitante Matteo Messina Denaro, attraverso l’ex esternatore della lotta alla mafia, alla multinazionale danese “Baltic Wind”per autorizzare la realizzazione di un mega parco eolico in provincia di Catania, un progetto da 60milioni di euro.

    E pensare che Sacco qualche mese fa aveva anche fatto approvare un ordine del giorno a difesa dei diritti umani e di solidarietà nei confronti della minoranza religiosa di fede Bahà’i perseguitata in Iran. Doppie vite, insomma. Il Senatore D’Alì ha chiesto la sua espulsione dal PDl ma una vera a definitiva oltre che a tappeto ripulitura dei personaggi che troppo spesso si mischiano a parole e frequentazioni in ambienti di facciata di lotta al crimine non guasterebbe, in tutte le parti.

    (Nella foto accanto a Nicola Cristaldi, Santo Sacco )