Sanità siciliana: l’allarme della Corte dei Conti

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    “Se la situazione finanziaria nel complesso è in via di miglioramento, non altrettanto si può dire, in generale, delle condizioni della sanità siciliana, gravata da sproporzionate spese per il personale e da enormi debiti con i fornitori, che fanno sì che tra i bilanci delle singole aziende sanitarie, praticamente nessuno risulti in pareggio. Inoltre, per cercare di far quadrare i conti sanitari, la Regione non ha esitato, oltre che ad intervenire sulle addizionali fiscali, a far ricorso ai fondi Fas, fondi destinati alla crescita e allo sviluppo, non alla copertura della spesa corrente. E questo è indubbiamente criticabile”.

     

    E’ quanto dichiarato dal Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e disavanzi sanitari, l’on. Antonio Palagiano, in seguito all’audizione del Presidente della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la Regione Siciliana, Rita Arrigoni, e del Procuratore regionale Guido Carlino.

     

    In base a quanto emerso durante l’incontro, l’indebitamento complessivo della sanità siciliana ammonta, per il 2011, a 4.444 milioni di euro e in gran parte fa riferimento all’esposizione per acquisto di beni e servizi pari a 2.356 milioni, in aumento di 757 milioni rispetto al 2008.

    Un ulteriore problema rilevato dalla Sezione controllo della Corte dei Conti siciliana, è quello derivato dall’accorpamento delle aziende sanitarie, che sono passate da 27 a 19, lasciando in sospeso, per le gestioni stralcio, debiti di milioni di euro ancora non iscritti in bilancio. Si conferma poi una tendenza crescente nel conferimento di incarichi e consulenze esterni, spesso non motivati da reale necessità, e inquietanti restano i numeri del personale sanitario, che conta complessivamente 50.000 unità – pari a circa più del doppio dei dipendenti regionali e pari a uno ogni 100 abitanti – per un costo complessivo di circa 3 miliardi.

    “A questo proposito – ha spiegato Palagiano – non possiamo non ricordare il reclutamento, nell’ambito della gestione dell’emergenza-urgenza, di ben 3000 dipendenti per il solo 118, un’operazione che ha dato luogo a vertenze incrociate che vedono protagoniste Seus, Regione e Croce Rossa Italiana, per complessivi circa 90 milioni di euro. E per restare in tema di assunzioni dettate da esigenze politiche, arriva a ben 2.200 unità, come contestato dalla Corte dei Conti, il numero di medici e paramedici per i quali sono state avviate procedure di assunzioni a ridosso dell’ultima tornata elettorale, nonostante il blocco turn-over”.

    “La disorganizzazione spesso è alla base di molti dei problemi segnalati dai magistrati contabili – ha proseguito Palagiano – ad esempio mancanza di un database per verificare i prezzi unitari dei singoli  beni e servizi, impedisce di verificare che una siringa abbia lo stesso costo a Catania e a Palermo. Ancora molte spese potrebbero essere evitate provvedendo a mettere in essere un sistema di controlli incrociati che verifichi il pagamento delle forniture, onde evitare quanto spesso accade, ovvero una doppia liquidazione. A fronte, d’altro canto, di un generalizzato, pesantissimo ritardo nel pagamento dei fornitori”.

    Per quanto di competenza del Procuratore Carlino, l’audizione ha riguardato le ipotesi di danno erariale accertate nei confronti dei soggetti che operano negli enti e aziende del Servizio sanitario regionale. In particolare, quanto fortemente evidenziato è stata la pericolosa e frequente omissione dell’obbligo di denuncia da parte degli amministratori e degli organi di controllo, che sarebbero tenuti a farlo. Su 823 istruttorie aperte, solo il 33% ha riguardato illeciti segnalati dall’amministrazione, mentre il restante è stato avviato in base a notizie stampa o su istanza di cittadini, sindacati e fornitori. “Rispetto alla cifra complessiva delle istruttorie aperte, infine – ha concluso Palagiano – la cifra interessante riguarda la gestione del personale, che è all’origine del 26% delle richieste di danni: in generale si tratta di violazione del rapporto di esclusiva, esercizio abusivo della professione medica, intramoenia allargata e mancata fatturazione. Insomma, un malcostume che sembra ampiamente diffuso”.