Non tutte la città di Alcamo è interessata dal rischio di contaminazione salmonella proveniente dagli invasi e dalla condotta di Siciliacque. Le zone servite da altre sorgenti, infatti, non sono soggette al divieto di uso dell’acqua per uso imano. Il servizio idrico del comune di Alcamo ha infatti specificato, in una nota, che il divieto contenuto nell’ordinanza del sindaco Surdi emanata giovedì sera riguarda esclusivamente le zone del centro urbano rifornite con i turni di erogazione 1, 2 e 3, vale a dire zona nord del corso 6 Aprile, zona centro-ovest della cittadina e zona centro-est. I tecnici comunali hanno comunque provveduto ad incrementare la clorazione e quindi la disinfezione dell’acqua che poi viene distribuita nelle varie zone della città. Intanto l’ASP ha effettuato i prelievi in tutti i 15 comuni interessati dall’emergenza salmonellosi perché serviti da Siciliacque. Lunedì si avranno gli esiti delle analisi. Il dipartimento prevenzione ed epidemiologia dell’ASP di Trapani esterna comunque una certa fiducia in quanto, dopo diversi giorni dall’individuazione del batterio, nessun caso di salmonellosi è stato segnalato in provincia. Proprio sulla tempistica di intervento, però, si potrebbero sollevare alcuni dubbi. Siciliacque infatti avrebbe effettuato il prelievo dell’acqua il 13 novembre mentre i risultati sarebbero pervenuti, dal laboratorio di analisi, lunedì 18. Da allora sono trascorsi ben 10 giorni per l’obbligatori comunicazione all’ASP arrivata due giorni fa, vale a dire il 28 di novembre. A quel punto immediata la circolare del dipartimento prevenzione ai sindaci di tutti i comuni interessati serviti da Siciliacque. Proprio questo lungo lasso di tempo fa stare per certi versi tranquilli i vertici sanitari provinciali. O il batterio è finito in condotte non utilizzate per usi potabili o è della specie meno virulenta, quella non tifoidea, che non causa gravi conseguenze. Resta però il notevole e ingiustificabile ritardo nella comunicazione all’ASP.