Rivolta nel carcere di Trapani, paura e distruzioni

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«Una ventina di detenuti asserragliati usando le brande di ferro hanno divelto i cancelli riuscendo a uscire dalle celle occupando un intero piano della sezione, e per evitare l’ingresso del personale hanno bloccato lo sbarramento usando i piedi di legno dei tavolini, cospargendo di olio il corridoio, pronti pure ad adoperare le bombolette di gas contro la polizia penitenziaria». È quanto successo ieri fino alle due di notte nel carcere Pietro Cerulli di Trapani come racconta Gioacchino Veneziano segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria Sicilia. Che all’interno del carcere, così come in quasi tutti i centri di reclusione d’Italia, si respira alta tensione è noto da anni e nonostante le segnalazioni dei sindacati niente è stato fatto. Ricordiamo che lo scorso mese di luglio c’è stata la visita del sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro e Gioacchino Veneziano in modo chiaro parlando del carcere di Trapani sottolineò che “vergognosamente operano tanti Poliziotti Penitenziari, tra cui il reparto blu, che dove essere chiuso senza ulteriori indugi, la sezione mediterraneo da ristrutturare immediatamente, e tante le carenze nel reparto alta sicurezza perché le celle non sono adeguate”. “Infine,– concluse Gioacchino Veneziano – solleciteremo l’esponente della maggioranza, di accelerare il Governo all’emanazione dello stato di emergenza nelle carceri, visto non solo le voragini negli organici della Polizia, ma anche per le continue rivolte e aggressioni che a Trapani, ma in tutta la Sicilia stanno mettendo a serio rischio la certezza di poter affermare che all’interno delle strutture carcerarie possa essere assicurata la legalità, l’ordine, la sicurezza e il recupero del condannato”.

Le sue parole sono state profetiche. E stamane torna alla carica aggiungendo che quanto accaduto è la conferma che il sistema carcerario è in mano ai detenuti, e i provvedimenti dal governo sono dei pannicelli caldi rispetto la recrudescenza della delinquenza nelle prigioni italiane sapendo che la polizia penitenziaria ha le mani legate, gli stessi rivoltosi ieri sera prendevano in giro il personale che cercava di intervenire. Abbiamo scritto più di una volta – insiste il rappresentate della Uil regionale di settore – che per i detenuti recidivi facinorosi che si macchiano continuamente di azioni violente contro la polizia penitenziaria devono essere trasferiti in reparti speciali perché spostarli in altre carceri significa trasportare il problema e non risolverlo, anche perché la spada di Damocle dell’incriminazione a torturatore è presente ovunque». Secondo il sindacalista «il corpo di polizia penitenziaria pur sapendo bene come gestire queste situazioni, purtroppo anno dopo anno le denunce, le condanne poi ribaltate in appello, i provvedimenti disciplinari, le inchieste per ipotesi di atti di tortura poi derubricate hanno depotenziato il sistema sicurezza carcere, anzi sino a stamattina gli stessi detenuti rivoltosi erano ancora comodamente asserragliati in barba alla disposizione del capo Dap che imponeva il trasferimento dei rivoltosi fuori regione». Ora aperta l’inchiesta per individuare gli autori della rivolta e presto scatteranno trasferimenti di detenuti, Intanto nel carcere si vive una situazione di incertezza e tensione.