Avrebbero fatto parte “di un’associazione, insieme ad altri soggetti rimasti ignoti, al fine di esportare materiale di armamento, in particolare autocarri dismessi dall’Esercito italiano progettati per uso militare in violazione all’embargo nei confronti della Somalia”. Un’indagine partita quattro anni fa per la quale i giudici Geri Ferrara e Claudia Ferrari della Procura della Dda di Palermo, sezione antiterrorismo ora hanno chiesto il rinvio a giudizio per otto persone: quattro somali, un marocchino, due siciliani e uno abitante a Verona fissando l’udienza per il prossimo 23 maggio. Sono accusate di associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’embargo di armamenti a favore della Somalia con l’aggravante della trans nazionalità per finalità terroristiche. In particolare i camion sarebbero stati destinati ai terroristi di Al Shabaab, definiti la peste del Corno D‘Africa per le inaudite violenze delle quali da anni si rendono responsabili. Al Shabaab è alleata con Al Qaeda. Indagati sono Alessandro Pozzani, residente a San Giovanni Lupatoto, provincia di Verona e Salvatore Sanfilippo, residente a Catania. Secondo gli investigatori i due avrebbero partecipato ad aste per acquistare gli autocarri dismessi, ritenuti vere e proprie armi, da avviare nei depositi degli sfascia carrozze. Invece molti sarebbero stati rimessi a nuovo per poi essere esportati all’estero: Somalia, Gibuti, Bruxelles Emirati Arabi Uniti in data anteriore al novembre del 2011 e sino al giugno del 2015. Organizzazioni per il restauro di vecchi mezzi dismessi dall’Esercito opererebbero in Italia e all’estero. Ma questa indagine ha portato gli investigatori a scoprire ad Alcamo un’autofficina di contrada Faranna dove sarebbero stati rimessi a nuovo almeno otto autocarri. Il meccanico alcamese Antonio Ingoglia , 45 anni, risulta tra gli otto indagati che debbono rispondere di gravissimi reati. Dopo le riparazioni ad operare per cercare di portare gli autocarri in Somalia, secondo le indagini, sarebbero stati il gruppo dei cinque extracomunitari. Si tratta del somalo Mohammed Khalifa Sahmed, residente a Torino. Mohamed Said Nasir Abdi residente a Mazara. Mohamed Abdi Jama residente a San Donato Milanese, Abdihakim Omar, alias Madahei, nato a Mogadiscio e il marocchino Mustapha Abdellah Ait, residente a Bulciago, provincia di Como. “Ritengo – dice l’avvocato Pietro Riggi, difensore di Anonio Ingolgia, che il mio assistito ha riparato gli autocarri facendo solo il suo mestiere senza sapere a cosa servissero”. L’indagine sul traffico internazionale di armi ha portato gli 007 anche ad Alcamo. Ad Alcamo sarebbero arrivati sette-otto di camion. dove stati rimessi a nuovo. Per seguire le tracce dei camion, in gran segreto, sarebbero stati utilizzati anche aerei militari che hanno sorvolato il cielo di Alcamo per mappare terreni e fotografare l’autofficina di contrada Faranna. Questi i dati contenuti nell’avviso di conclusione delle indagini, della Direzione nazionale antimafia, Dipartimento antiterrorismo di Palermo. Indagini che sarebbero partite dopo informative, fatte nei luoghi dove operano i terroristi, dalla Cia e MI6, trasmesse poi ai servizi segreti italiani perché sarebbe emerso, che camion militari dismessi, venivano rimessi a nuovo anche ad Alcamo. Gli indagati rischiano fino a 20 anni di carcere. Intercettazioni, foto, pedinamenti, uso di aerei e sofisticate tecnologie per avere un quadro chiaro del territorio alcamese e quindi forse per evitare vie di fuga hanno consentito di bloccare i camion rimessi a nuovo nei porti dove avrebbero dovuto imbarcarsi per poi raggiungere la Somalia e Gibuti. E proprio nel porto di Palermo alcuni mesi fa alcuni movimenti insospettirono gli uomini dell’Agenzia delle Dogane. Due camion dismessi dall’Esercito italiano stavano per essere imbarcati con destinazione Somalia. Parte l’indagine del pool antiterrorismo della procura di Palermo e della Digos. Altri camion sarebbero stati bloccati anche nei porti di Napoli e Genova. E sempre circa sei mesi fa la Procura di Firenze è tornata in provincia di Trapani per un’identica inchiesta dove sarebbe emerso, che per evitare di vedere autocarri che non potevano passare inosservati nei porti, venivano smontati e caricati su containers con destinazione Somalia come se si trattasse di pezzi di ricambio per camion. E su traffici di tale tipo starebbero indagando diverse Procure italiane. Tali indagini mettono in risalto il grado di infiltrazione dei terroristi che dispongono di ingenti somme di denaro per portare a termine le loro criminali operazioni.