Respinto ricorso ‘vivandieri’ di MMD. Favoreggiatori restano tutti in carcere

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Resta in carcere Andrea Bonafede, Il “postino” di Messina Denaro, che gli recapitava le ricette del medico e che, secondo l’accusa, conosceva la sua vera identità, e resta in carcere anche la coppia che per mesi, sempre a Campobello di Mazara, aveva ospitato a pranzo e a cena l’ex latitante.

Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato anche l’istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Lorena Lanceri e del marito Emanuele Bonafede, arrestati lo scorso 16 marzo con l’accusa di favoreggiamento aggravato alla mafia e procurata inosservanza di pena per avere protetto – almeno nell’ultimo periodo – la latitanza del boss castelvetranese. Le indagini del Ros dei Carabinieri, coordinate dalla Procura di Palermo, avevano svelato la regolarità e la frequenza delle visite di Messina Denaro all’appartamento dei coniugi campobellesi. Dalle telecamere di sorveglianza montate in un negozio nelle vicinanze è stato possibile osservare come Lanceri e Bonafede controllassero la strada per dare il via libera al capomafia e farlo uscire da casa in tranquillità. Matteo Messina Denaro era stato anche padrino di cresima del figlio della coppia (oggi ventenne) al quale aveva regalato un Rolex da 6.500 euro. Emanuele Bonafede, marito di Lorena, è anche il fratello di Andrea Bonafede, colui che andava a prendere le prescrizioni mediche del boss.

Carcere confermato dal tribunale del Riesame anche per il medico Alfonso Tumbarello che, secondo i giudici, avrebbe “messo l’esercizio della professione sanitaria al servizio del più ricercato latitante dell’associazione mafiosa, dimostrando la permeabilità all’agevolazione dell’interesse dell’intera Cosa Nostra e dei suoi esponenti più rappresentativi, così da perpetuarne l’operatività”. Restano quindi tutti in carcere i favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro