Processo ordinario ‘Cutrara’, slitta sentenza d’appello. Verdetto il 26 marzo

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Slitta di un altro mese la sentenza del processo d’appello ‘Cutrara’ che, in primo grado, si era concluso con la condanna a 24 anni per Francesco Domingo, detto ‘Tempesta’, poi divenuti trenta in continuazione con una precedente condanna. Il verdetto sarebbe dovuto arrivare martedì scorso ma tutto è stato rinviato a martedì 26 marzo. In primo grado, fra gli imputati che scelsero il rito ordinario, vennero condannati anche Antonio Rosario Di Stefano a tre anni e Salvatore Labita a un anno e dieci mesi. Nello stesso processo, celebratosi invia ordinaria, furono invece assolti i fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo, gestori di una casa di riposo. L’iter del processo nei tempi, ha subito rallentamenti anche per la rinnovazione degli atti affidati al giudice Giovanni Campisi. L’ultima udienza di martedì scorso è stata interamente dedicata alla discussione dell’avvocato Raffaele Bonsignore, uno dei due difensori, assieme all’alcamese Giusi Cataldo, di Francesco Domingo.  I legali puntano sulle assoluzioni arrivate sia nel processo abbreviato che in quello ordinario, fra queste quelle dell’ex sindaco Nicola Rizzo e dei fratelli Di Bartolo, che andrebbero ad inficiare, in buona parte, le accuse ai danni di ‘Tempesta’. Nella condanna inflitta in primo grado al castellammarese, tornato in carcere nell’ambito dell’operazione antimafia ‘Cutrara’, si legge che ‘proprio a Domingo è da ricondurre un controllo pregnante del territorio, controllo non solo sulle attività tipiche della criminalità organizzata, ma anche su espressioni della vita sociale”. Un altro ruolo attribuito al castellammarese nella sentenza è quello di essere soggetto di riferimento per i collegamenti tra Cosa nostra siciliana e la famiglia mafiosa dei Bonanno, operante negli Stati Uniti.  Rosario Di Stefano venne invece condannato per avere provato a bonificare dalle micro-spie le zone frequentate da ‘Tempesta’ e Salvatore Labita, proprietario di una ditta di installazione di impianti elettrici, per avere fornito allo stesso Francesco Domingo la strumentazione necessaria a individuare le ‘cimici’ all’interno dell’abitazione di quest’ultimo.