Prevenzione, enti spesso inadempienti. Dotazioni carenti, piromani già all’opera

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Fissata indicativamente per la prossima settimana si terrà in Regione, a Palermo,  una riunione per sottoscrivere, in ambito di prevenzione antincendi boschivi,  il protocollo fra dipartimento regionale protezione civile e vigili del fuoco. Molto probabilmente saranno assegnate alla provincia di Trapani tre squadre.

Una a Trapani per vigilare sui boschi di Erice e san Vito Lo Capo, una a Favignana per le isole Egadi e un’altra, si spera, dal lato di Castellammare del Golfo per provare a salvaguardare la riserva dello Zingaro e Monte Inici, obiettivi costantemente nel mirino dei primani.

Tra fine maggio e metà giugno i comuni emetteranno le solite ordinanze sulla pulizia dei terreni incolti, la realizzazione di viali parafuoco e altre richieste per provare a evitare le solite tragedie di boschi e verde pubblico.

Il fatto è che poi la polizia municipale dei vari enti locali è dovunque carente numericamente e quindi impossibilitata a fare controlli a tappeto. Poi ci sono anche i paradossi: terreni di proprietà dei comuni o sotto la gestione degli stessi enti locali o di altri enti in cui l’erba secca arriva ad altezze di oltre un metro. Nelle città, a bordo delle strade, nelle campagne, un po’ dappertutto.

Potrebbe essere interessante ipotizzare una convenzione fra i comuni e il corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di effettuare i controlli. Intanto il 3 aprile scorso, un po’ in anticipo sul consueto e triste calendario dei fuochi, è divampato il primo incendio, molto presumibilmente doloso, che ha mandato in fumo 4 ettari del bosco Cave di Sa Giovanni, riserva naturale che sorge fra i comuni di Poggioreale e Sambuca di Sicilia. Per oltre 4 ore i vigili del fuoco del distaccamento di Santa Margherita di Belice hanno lavorato per riuscire a domare completamente le fiamme.

Gravi i danni procurati dal rogo alla vegetazione, alla fauna, con i conseguenziali inquinamento e riduzione della biodiversità autoctona. Un territorio, quello belicino, martoriato da eventi di questo tipo nel periodo estivo. La campagna antincendi partirà come di consueto il primo di giugno anche se in tanti sono coloro che si preoccupano anche per il periodo antecedente.

In Sicilia, fra il primo giugno e il 15 ottobre dello scorso anno è andata in fiamme una superficie pari a 56 mila ettari di terreni, dei quali oltre ottomila di boschi. Per il 2022 la campagna antincendio è costata alla Regione Siciliana 22 milioni di euro, dei quali oltre cinque milioni e mezzo per gli interventi aerei (850 con elicotteri e 570 tramite canadair).

I piromani, purtroppo, non si fermano mai e sarebbe necessario, per contrastarli, un incremento di uomini e mezzi per la forestale della Regione Siciliana che, da anni, opera fra tante carenze (soltanto 350 operatori mentre l’organico ne richiederebbe 1.500), mentre i seimila operai antincendio stagionali lavorano con mezzo spesso molto precari. Da tantissimi anni si parla di riorganizzazione del Corpo forestale con una legge di riforma che però non arriva mai.