Poliziotto alcamese ‘orco’, undici anni di carcere. Quattro alla moglie per maltrattamenti

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Undici anni al marito per violenza sessuale e quattro anni alla moglie per maltrattamenti. Quest’ultimo reato è stato riconosciuto anche a carico dell’uomo. È finito così il processo di primo grado a carico del poliziotto alcamese, in servizio al commissariato di Alcamo, accusato di violenza sessuale ai danni di una figlia adottiva. L’agente venne arrestato nel settembre del 2020 al termine di un’indagine lampo da parte della Procura della Repubblica di Trapani, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Agnello e portata avanti dalla Pm Francesca Urbani. La figlia del poliziotto alcamese aveva sporto denuncia presso la caserma dei carabinieri di Balestrate appena tre giorni prima dell’arresto. L’agente di polizia, da allora, si trova in carcere a San Giuliano e mai gli sono state concesse misure alternative. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Mario Vitiello, il PM aveva chiesto una pena superiore di un paio d’anni.

Condannata anche la moglie dell’ex poliziotto difesa dall’avvocato Anna Maria Benenati. Al termine del giudizio di primo grado le sono stati inflitti 4 anni di reclusione. In un primo momento alla donna, oltre al reato di maltrattamenti, era stato addebitato anche quello di estorsione per presunte e costanti richieste di denaro nei confronti della figlia al centro dell’indagine e di un fratello. L’accusa è poi decaduta ma è arrivata la condanna per maltrattamenti. Gli avvocati Mario Vitiello e Anna Maria Benenati, difensori rispettivamente del marito e della moglie condannati, hanno già presentato ricorso in appello contro la pesante sentenza.

L’arresto del poliziotto, nel settembre del 2020, fece molto scalpore e non soltanto ad Alcamo. La turpe storia venne fuori dopo la denuncia presentata dalla figlia adottiva che ha raccontato di molestie a sfondo sessuale cominciate addirittura più di dieci anni prima, quando, ancora minorenne, era stata da poco adottata. Dal racconto della giovane vennero fuori palpeggiamenti, inviti espliciti ad appartarsi per consumare rapporti sessuali, frasi volgari del padre verso la figlia. Il tutto in un ampio arco di tempo. Ad inchiodare comunque il poliziotto, alcune lunghe ed esplicite chat su WhatsApp. Le ultime conversazioni, insistenti e pesanti, costrinsero anche la ragazza a bloccare il contatto.