Partinico-Terremoto nell’antimafia, sospetti sull’associazione antiracket

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Cancellata dalla lista delle associazioni antimafia. E’ “LiberoJato” di Partinico che da qualche giorno non figura più nell’elenco della prefettura di Palermo. Il motivo? L’attività di legalità sarebbe solo di facciata. Almeno questo quanto sostiene la commissione parlamentare nazionale Antimafia presieduta da Rosy Bindi che da mesi indaga sulle infiltrazioni nell’antimafia. La notizia viene riportata oggi dal quotidiano “La Repubblica”. “Tra i soci fondatori di “LiberoJato” – riporta il giornale – ci sono i figli di Giuseppe Amato, l’imprenditore edile di Partinico che diede la sua carta d’identità al capomafia Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina. Amato è stato anche esattore del pizzo per conto dei Vitale di Partinico, ha subito un sequestro di beni, ma ha continuato a gestire le imprese di famiglia intestate ai figli”. Da tempo, però, Giuseppe Amato ed i figli si sono dichiarati fuori da Cosa nostra, sostenendo di avere cambiato stile di vita e ripudiando Cosa nostra. La stessa impresa edile sarebbe stata più volte oggetto di furti e danneggiamenti nel tempo, come denunciato da uno dei figli dell’imprenditore, Giovanni. L’associazione partinicese li ha accolti a braccia aperte sostenendo la loro “riconversione”. Secondo quanto sostiene la commissione antimafia sarebbe sospetta questa ”concentrazione” di imprenditori convertiti all’antimafia. “La concentrazione di imprenditori border-line in LiberoJato – continua ancora La Repubblica – è diventata sospetta. Forse l’antiracket è diventato un comodo paravento per continuare a fare affari ed evitare sequestri di beni?”. Sempre secondo quanto sosterrebbe la commissione nazionale antimafia alcuni di questi stessi imprenditori sarebbero stati raggiunti da provvedimenti di interdizione per infiltrazioni mafiose da parte della prefettura di Palermo. In buona sostanza questi presunti “contatti equivoci” non si sarebbero forse mai interrotti. Per l’antimafia partinicese è il secondo durissimo colpo che viene assestato. Il primo ha riguardato nel maggio del 2016 Pino Maniaci, factotum di Telejato, destinatario inizialmente di un allontanamento dalle province di Trapani e Palermo perché accusato di avere intentato estorsioni nei confronti di amministratori di Borgetto e Partinico. In pratica, secondo l’accusa della Procura, Maniaci avrebbe chiesto soldi e posti di lavoro per la sua amante promettendo in cambio una linea soft nel proprio telegiornale ai sindaci di Borgetto e Partinico.