Ha suscitato parecchio clamore e anche fuochi politici incrociati, l’arresto di Agostino Genova, assessore in carica a Partinico nella giunta Rao, finito ai domiciliari accusato di avere elargito invalidità civili e altri benefici in maniera ‘allegra’, illegale e anche in cambio di denaro. Secondo gli inquirenti esisterebbe anche un tariffario che il politico e altri utilizzavano per ottenere denaro o altre utilità. Genova, ovviamente, è stato estromesso dalla giunta municipale di Partinico.
Lo ha subito messo per iscritto il sindaco Pietro Rao che ha scritto in una nota: “Dopo avere appreso dell’inchiesta che ha interessato l’assessore Agostino Genova, ho immediatamente revocato allo stesso le deleghe, seppur marginali, a lui affidate. Compiti assegnati momentaneamente al vice -sindaco Tea Speciale. Il Sindaco e la Giunta, fiduciosi del lavoro della Magistratura, – continua la nota sottoscritta da Rao – confidano che venga fatta chiarezza per quanto accaduto, precisando che l’inchiesta non riguarda in alcun modo atti o iniziative legate all’attività amministrativa del comune di Partinico”. Nonostante tali precisazioni sono arrivate parole di fuoco dal circolo ‘Peppino Impastato’ di Rifondazione Comunista di Partinico e dalla segreteria provinciale dello stesso partito.
L’arresto di Agostino Genova, assessore al comune di Partinico in quota Totò Cuffaro, conferma gli allarmi lanciati da Rifondazione in merito alle possibili convergenze tra malaffare e politica. Gli enormi fondi pubblici a disposizione delle amministrazioni derivanti dal pnrr e le smanie degli uomini e delle donne del centro destra sempre intenti a squalificare ogni norma funzionale al controllo della spesa pubblica, svelano gli intenti predatori di questa classe dirigente – affermano i rappresentanti della falce e martello – spesso legata indissolubilmente al malaffare del quale si serve come base elettorale per arrivare al governo degli enti locali. Alzi la mano chi non sapesse che nelle concessioni delle pensioni di invalidità spesso, anche chi ne avrebbe diritto, debba far ricorso alla “parrata” (un modo gentile per non dire corruzione) all’amico dottore o a quello di qualche CAF o a qualche altro santo in paradiso. Possiamo dirci meravigliati da questa vicenda – conclude Rifondazione Comunista -. Ovviamente no. Siamo però dispiaciuti che personaggi del genere godano di visibilità politica; tutti sapevano, ma pur di racimolare voti si chiudono tutti e due gli occhi, le orecchie e si imbarca nel proprio partito o nella propria amministrazione un simile galantuomo”.