Partinico-distilleria, infinito braccio di ferro

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L’infinito braccio di ferro, nel tourbillon di un rapporto fatto di odio-amore. Il Comune e la Bertolino danno vita all’ennesimo contenzioso questa volta per la contesa di un terreno espropriato. E se da una parte il Comune attende ancora due milioni di euro di risarcimento dalla distilleria per “danno ambientale”, fatto assodato perché contenuto in una sentenza definitiva passata in giudicato, dall’altro anche l’industria insalubre di prima classe presenta il conto. E lo fa per un terreno di sua proprietà, esteso per circa 15 mila metri quadrati, acquistato nel 1993 ma che il Comune ha espropriato dieci anni più tardi per realizzarvi un progetto di pubblica utilità. Tra le due parti, dopo quell’esproprio, non fu mai trovato l’acordo per l’indennità da corrispondere e ora la questione si trascina addirittura alla Corte d’Appello a cui ha fatto ricorso la titolare della distilleria, Antonina Bertolino, difesa dall’avvocato Giovanni Lentini. Il Comune, con delibera di giunta, ha deciso di resistere in giudizio dando l’incarico della difesa ad un legale esterno all’ente, Nicola Degaetano. Nella memoria difensiva la distilleria sostiene di avere acquistato il terreno 20 anni fa alla cifra di 250 milioni do vecchie lire. Lo aveva fatto per potervi realizzare un impianto di depurazione in quanto il Comune non aveva mai dato l’autorizzazione a potere costruirne uno all’interno del sito industriale di viale dei Platani. Poi però non vi fu più bisogno di quel terreno perché nel frattempo, in seguito a diverse vertenze giudiziarie, il Comune fu condannato a consentire la realizzazione dell’impianto all’interno dello stabilimento di viale dei Platani. Quell’appezzamento quindi rimase inutilizzato sino a che il Comune non ne ha fatto richiesta, espropriandolo, per effetto di un progetto che mirava al disinquinamento del fiume Nocella. Domanda e offerta però rimasero distanti e mai nessuna cifra fu liquidata alla distilleria per quel terreno. Ora però l’industria presenta un conto salatissimo: richiede infatti 149 mila euro per il valore del fondo, più altri 62 mila euro quale indennità di occupazione dal momento che solo nel 2008 avvenne l’esproprio, mentre 5 anni prima l’appezzamento era di fatto già stato occupato. A questi soldi la distilleria chiede anche una congrua rivalutazione monetaria da stabilire successivamente.