Palmeri, morte naturale? Autopsia escluderebbe veleni. Si sgonfiano suggestioni

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Si sgonfiano gli scenari suggestivi che erano stati ipotizzati in merito alla morte di Armando Palmeri, l’ex collaboratore di giustizia, avvenuta il 17 marzo scorso, nella sua abitazione di contrada Bosco Falconeria appena 15 giorni dopo il suo rientro in Sicilia. Palmeri, autista e uomo di fiducia di Vincenzo Milazzo, boss di Alcamo ucciso dalla mafia circa un trentennio fa, aveva 62 anni. Dai primi accertamenti sembrò subito trattarsi di una morte naturale, forse un infarto. A distanza di circa due mesi e mezzo dall’autopsia richiesta dalla DDA della procura di Palermo, il reparto di medicina legale del Policlinico di Palermo avrebbe completato la sua relazione.

Sarebbe venuto fuori che la morte potrebbe essere avvenuta per cause naturali alla luce dei problemi cardiaci di Palmeri e che inoltre, dopo lunghe analisi tossicologiche, nel corpo del ‘pentito di mafia’ non ci sarebbe alcuna traccia di di sostanze che avrebbero potuto causare l’infarto o il decesso per avvelenamento. Le operazioni autoptiche sono state seguite anche dal  dottor Manfredi Rubino, consulente medico di parte, nominato dai figli di Armando Palmeri che non vivono in Sicilia.

Niente quindi suggestioni o chissà quali misteri? Tutto si era scatenato alla luce del faccia a faccia che il magistrato Pacifico aveva fissato in procura, a Caltanissetta, fra lo stesso Armando Palmeri e Baldassare Lauria, ex senatore ed ex chirurgo. Il pentito, nei suoi racconti, aveva detto che il noto professionista, assieme a un altro ex senatore e a un imprenditore edile, avrebbero partecipato, nei primissimi anni ’90, ad alcuni incontri fra esponenti della mafia e i servizi segreti. Per questi fatti l’ex senatore alcamese è indagato per frode in processo penale e per associazione mafiosa.

Il ‘faccia a faccio’ con Palmeri evidentemente saltò e Lauria non è stato più chiamato dalla procura di Caltanissetta. Un paio di settimane dopo la morte di Palmeri, uomini del ROS e della DIA perquisirono le abitazioni dei figli e della compagna dell’ex pentito alla ricerca di quel memoriale che potrebbe contenere segreti pesantissimi, anche il coinvolgimento di noti personaggi, oggi simbolo di legalità e antimafia, nella strage della casermetta di Alcamo Marina