Omicidio Dalla Chiesa. Domani l’anniversario della strage

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Aperta a Palazzo Reale di Palermo la mostra “Carlo Alberto Dalla Chiesa. L’uomo, il generale”, promossa dalla fondazione Federico II e organizzata dall’arma dei carabinieri. Questa è una delle tante iniziative per la ricorrenza del quarantatreesimo anniversario della Strage di via Carini, in cui morirono il generale Dalla Chiesa, la moglie e l’agente di scorta. Era stato inviato a Palermo come super prefetto per combattere Cosa nostra, ma il suo mandato si interruppe dopo cento giorni, con il suo assassinio. Il ‘prefetto di ferro’, così lo chiamavano, fu ucciso in via Isidoro Carini, in un attentato nel quale, assieme a lui, morirono la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Fu una delle figure più importanti prima nella lotta dello stato contro il terrorismo e poi nella lotta alla criminalità organizzata. Si era insediato a Palermo il 30 aprile 1982, proprio nel giorno in cui Pio La Torre, tra coloro che avevano sostenuto la sua nomina a prefetto, veniva ucciso dalla mafia. Nel capoluogo isolano, il generale Dalla Chiesa, a proposito di Cosa nostra disse: “La mafia è cauta, lenta, ti misura, ti ascolta, ti verifica alla lontana”.

Alle ore 21.15 del 3 settembre 1982, a meno di un mese dal suo 62esimo compleanno, il generale Dalla Chiesa fu assassinato a bordo della sua A112 insieme alla moglie e al suo agente di scorta da alcune raffiche di un kalashnikov partite da una BMW. Così ebbe luogo l’agguato che prese il nome di “Strage di via Carini”. Una uccisione che lasciò la città di Palermo e l’Italia intera sgomenti. I funerali del ‘prefetto di ferro’ si tennero il giorno dopo la morte nella chiesa palermitana di San Domenico, dove una grande folla protestò contro la presenza di esponenti politici accusati di aver lasciato solo il generale. Tra i presenti, solo il presidente della repubblica Sandro Pertini venne risparmiato dalla contestazione.

Dalla strage furono condannati all’ergastolo i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci come mandanti. E solo nel 2002, vent’anni dopo la morte di Dalla Chiesa, di sua moglie e dell’agente di scorta, arrivò la condanna in primo grado degli esecutori materiali dell’attentato, Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia, entrambi all’ergastolo, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Canci a quattordici anni di reclusione ciascuno.