Omicidio Coraci, processo da rifare. Legali dei Gatto: “Legittima difesa”

0
196

La Corte di Cassazione nel mese di aprile del 2021 aveva confermato la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione per due fratelli alcamesi: Francesco e Vincenzo Gatto, accusati dell’omicidio di Enrico Coraci avvenuto ad Alcamo nella notte del 21 dicembre di sette anni fa. La Suprema corte aveva respinto i ricorsi presentati dagli avvocati Cinzia Pecoraro, che difende Vincenzo Gatto, e Paolo Paladino, che assiste Francesco Gatto, confermando la sentenza di appello. In primo grado erano stati condannati all’ergastolo dal gup del tribunale di Trapani.

Ora il processo sarà rifatto poiché ieri la Corte d’appello di Caltanissetta ha accolto la richiesta di revisione presentata dagli avvocati Saro Lauria e Cinzia Pecoraro che difendono i due fratelli. La data fissata, sempre davanti ai giudici nisseni, per la prima udienza è il 27 aprile prossimo. Gli avvocati hanno presentato una serie di eccezioni ma soprattutto hanno sottolineato che i due fratelli avrebbero agito per legittima difesa temendo per la propria incolumità durante un faccia a faccia con Enrico Coraci.

Secondo i giudici il movente sarebbe stato una serie di dissapori tra i Gatto e il Coraci, frequentatori di locali dove scorrono fiumi di alcol e droga. L’omicidio fu preceduto da una lite scoppiata a suon di pugni e ceffoni davanti ad un locale “Fame Chimica” poi chiuso dai carabinieri. Dopo la lite  un nuovo incontro al Villagio regionale, per un chiarimento. Francesco Gatto si presentò, assieme al fratello Vincenzo, con un fucile a canne mozze, matricola abrasa, risultato rubato a Manduria, provincia di Taranto.

I colpi di arma da fuoco raggiunsero Enrico Coraci, 34 anni, che morì tre giorni dopo il ricovero a Villa Sofia di Palermo. Francesco Gatto durante l’interrogatorio dei carabinieri della compagnia di Alcamo, che condussero le indagini, si difese affermando che i colpi erano partiti accidentalmente. Le circostanze che portarono all’omicidio ed il movente sono contenute nelle 150 pagine delle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d’appello di Palermo.

I giudici d’appello nelle motivazioni scrissero «che si è trattato omicidio premeditato scaturito dopo un violento alterco e qualche ceffone nella panineria». Ora però arriva un nuovo processo. La famiglia Coraci, si è sempre costituita parte civile. La Cassazione confermò il pagamento di una provvisionale  da parte dei Gatto e anche  il pagamento delle spese processuali. Ora è tutto da rifare.