Sarebbero stati cancellati dal cellulare di Maria Amatuzzo, alcuni messaggi WhatsApp tra lei e il marito, Ernesto Favara, 63 anni pescatore. La ventinovenne, uccisa da quest’ultimo la scorsa vigilia di Natale a Marinella di Selinunte con dodici coltellate all’addome, aveva conservato alcune conversazioni con il marito: parole che avrebbero potuto rivelarsi decisive per le indagini degli inquirenti. L’assenza dei messaggi sarebbe emersa nel corso degli accertamenti tecnici che la Procura di Marsala ha affidato ad un consulente perito elettronico per verificare il contenuto dei telefonini, tablet e pc, sia della vittima che del suo assassino, rispettivamente sequestrati dopo il delitto. A sparire, però sarebbero solo quelli conservati nella memoria del cellulare della donna: secondo l’avvocato di parte civile, Vito Daniele Cimiotta, i messaggi cancellati “potevano essere interessanti al fine di verificare quelli che erano i loro rapporti negli ultimi tempi, se vi fosse già l’intenzione del marito di compiere il gesto e se i due avevano messaggiato poco prima che la donna venisse massacrata dal marito”.
Una grave stato di disagio quello vissuto da Maria tra le mura domestiche insieme ad un uomo, di gran lunga più grande di lei, con il quale i rapporti, da tempo, erano sempre più critici. I loro quattro figli, da qualche tempo, erano stati affidati ad una comunità per minori: circostanza questa che avrebbe, forse, contribuito a spingere la donna a fuggire via da quella situazione e da quell’uomo con alle spalle diversi precedenti penali. A dare l’allarme, erano stati i vicini di casa della coppia: chiamati i carabinieri, questi ultimi avevano trovato Favara ancora con il coltello, usato per uccidere la moglie, stretto in mano e sporco di sangue. A distanza di tempo, l’uomo aveva inviato una lettera al padre della vittima, che ha chiesto nel frattempo di costituirsi parte civile, nella quale chiedeva perdono. Per Favara, era stata evocata dalla difesa la perizia psichiatrica: richiesta rigettata dal Gip di Marsala perché ritenuta “del tutto inammissibile”. Le indagini degli inquirenti proseguono anche su chi abbia potuto cancellare i messaggi dal telefono della vittima e per quale ragione. Anche il legale dell’omicida, oltre a quello di parte civile, hanno nominato un loro consulente tecnico per le verifiche sui dispositivi elettronici.